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Home » Politica » Il Comitato economico e sociale europeo celebra 60 anni d’Europa guardando al futuro dell’Ue

Il Comitato economico e sociale europeo celebra 60 anni d’Europa guardando al futuro dell’Ue

Il presidente Dassis: "Questo anniversario deve essere l'occasione di un nuovo inizio, di un'Europa molto più unita e solidale, che pensa davvero al benessere della popolazione"

Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
14 Marzo 2017
in Politica
Cese. Roma 2017, Celebrazioni

Georges Dassis

Roma – Il 13 marzo 2017 il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha tenuto a Roma una conferenza di alto livello per ricordare i sessant’anni della firma dei trattati costitutivi dell’Europa, avvenuta il 25 marzo 1957 proprio a Roma. Il Cese ha voluto celebrare questa ricorrenza senza grandi festeggiamenti, ma piuttosto ricordando le importanti conquiste dell’Europa e, soprattutto, affrontando tre nodi cruciali per superare la crisi attuale e assicurarle un futuro migliore: combattere le crescenti diseguaglianze sociali, ritrovare la via della crescita economica e dare una risposta efficace e coerente con i suoi principi alla sfida delle migrazioni.

La conferenza, dal titolo “Sessant’anni di comunità europea – Forgiamo il futuro!”, è stata organizzata presso la Camera dei deputati a Montecitorio in collaborazione con il Consiglio dei Ministri e con il patrocinio del Parlamento.  Ad aprire i lavori sono stati l’on. Guglielmo Epifani, il Presidente del Cese Georges Dassis, il Sottosegretario  alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei Sandro Gozi e Ian Borg, Segretario parlamentare, in rappresentanza della Presidenza maltese dell’Ue. Nel suo discorso inaugurale Georges Dassis, dopo aver enumerato i più importanti benefici apportati dall’Europa e delineato le difficoltà attuali, ha sottolineato: “Questo sessantesimo anniversario deve essere l’occasione di un nuovo inizio – l’inizio di un’Europa molto più unita e solidale, un’Europa che pensa davvero al benessere della popolazione europea. Il futuro deve appartenere alle forze del progresso sociale, alle aziende, ai lavoratori e a tutti coloro che vogliono vivere nella pace e nella dignità. E spero che con il suo contributo alla definizione del Futuro dell’UE il Comitato economico e sociale europeo concorrerà a fare di questa visione dell’Europa una realtà”.

Al termine dei lavori il Presidente Dassis ha consegnato a nome del Comitato economico e sociale europeo uno speciale riconoscimento al responsabile sanitario di Lampedusa, dottor Pietro Bartolo, reso noto dal premiato film Fuocoammare, per il grande esempio di umanità offerto nel prestare soccorso ai rifugiati e migranti che affrontano la pericolosa rotta del Mediterraneo centrale. “La società civile europea ringrazia il dottor Pietro Bartolo per il coraggio e l’umanità con cui ha affrontato la crisi dei migranti, che ha visto Lampedusa primo approdo di quanti fuggivano dalla guerra guardando con speranza verso l’Europa”, recita la targa a lui consegnata durante la cerimonia.  “Grazie di aver pensato a un medico di Lampedusa. Lampedusa è un salvagente nel Mediterraneo, lo ha sempre dimostrato, come Malta, come la Grecia. Sono ventisei anni che Lampedusa accoglie tutti. La chiamano la porta d’Europa, perché è l’ultimo lembo d’Europa rivolto verso l’Africa. Una porta sempre aperta, mai chiusa da ventisei anni.  Non abbiamo mai fatto trovare un muro o un filo spinato”, ha dichiarato commosso il dottor Bartolo nel ricevere il premio, “Il popolo di Lampedusa non ha mai rifiutato nessuno. Io dico che i lampedusani sono affetti da una malattia stranissima, una malattia straordinaria che si chiama accoglienza, che si chiama solidarietà. E spero che questa malattia possa diventare contagiosa e arrivare in tutti i popoli”.

Nel chiudere il convegno, scrive una nota, il Presidente Dassis ne ha così riassunto i principali contenuti:

·         l’Unione europea va preservata, e a tal fine dobbiamo mettere i bisogni dei cittadini al centro del progetto europeo;

·         non ci può essere futuro per l’Unione europea senza dimensione sociale;

·         dobbiamo evitare di creare concorrenza tra lavoratori di paesi diversi perché condividiamo tutti lo stesso destino;

·         uno dei fondamenti dell’Europa è stata l’armonizzazione nel progresso, bisogna assolutamente evitare il livellamento verso il basso;

·         i politici e i mass media devono ricordare le grandi conquiste dell’Europa per i cittadini e smettere di incolpare l’Unione europea per tutti i mali di questo mondo, e che le decisioni a Bruxelles sono prese dai ministri dei 28 Stati membri, dal Parlamento europeo eletto dai cittadini e dalla Commissione, che rappresenta l’interesse generale europeo;

·         esiste oggi un forte squilibro tra la dimensione economica e la dimensione sociale dell’Europa; occorre rafforzare la dimensione sociale perché così si potranno creare anche più opportunità per le imprese. La dimensione sociale non è un costo a perdere, ma un investimento produttivo che può aiutare l’economia reale;

·         occorre prestare attenzione alla qualità del lavoro e del lavoro giovanile. È importante dare prospettive ai giovani. Per i giovani, che hanno vissuto in uno stato di degrado progressivo, è più difficile credere nella costruzione europea, ed è quindi importante adottare provvedimenti in loro favore;

·         è indispensabile dotarsi quanto prima di una vera e propria politica comune europea di immigrazione, asilo e integrazione – una proposta che il Cese aveva avanzato decenni fa. Non è più possibile fare affidamento solo sulla buona volontà dei singoli e della società civile;

·         le proposte del Cese si applicano a tutta l’Ue, ma questo non deve impedire agli Stati membri della zona euro di andare oltre nel completamento dell’Unione economica e monetaria. I paesi che non fanno parte della zona euro non devono vedere questo come qualcosa di negativo nei loro confronti, ma anzi: una zona euro rafforzata avrà una maggiore attrattiva e potrà convincere i governi dei paesi che non ne fanno parte a proporre ai loro cittadini di aderire non ad una semplice moneta unica, ma una vera unione economica e monetaria;

·         la politica economica può essere modificata dal Consiglio e dalla Commissione senza porre mano ai trattati;

·         non si può accettare che la fiscalità continui a essere un fattore di dumping e di concorrenza fra gli Stati membri;

·         il piano Juncker non è sufficiente, occorrono massicci investimenti pubblici e privati a favore del capitale umano, con politiche a sostegno delle famiglie per garantire una vita decente anche in assenza di occupazione.

“Ritengo che in quanto rappresentanti delle società civile, siamo riusciti oggi a gettare le basi di questo rilancio. Ora dobbiamo orientare i nostri sforzi a trasmettere le nostre idee e le nostre proposte ai dirigenti politici europei, “ ha concluso Georges Dassis. Nei prossimi mesi, le riflessioni del convegno andranno ad alimentare i lavori del Comitato economico e sociale europeo sul Libro bianco sul futuro dell’Ue.

Tags: celebrazionicesefuturoRoma 2017

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