Bruxelles – Nuovo romanzo per Diego Marani, che torna al suo paese per raccontare qualcosa che si sta dimenticando: i rapporti di comunità. “Il vero personaggio di questo romanzo è un paese, il mio. E racconta di qualcosa che nel nostro mondo è andato perduto: il tessuto sociale. Quella trama fitta di rapporti, frequentazioni, conoscenze, affetti e anche contrasti che nel bene e nel male tengono insieme una comunità di persone”, spiega lo stesso Marani.
La storia si svolge in un bar, che è diventato improvvisamente vuoto da quando Nullo se ne è andato via.
Nullo è un bambino grasso, è la vittima sacrificale dei coetanei, a scuola e nel tempo libero. Nullo è uno di quei lucidi folli che fioriscono nella Provincia italiana. Ha idee strampalate, geniali, è lo zimbello di tutti, si offre allo scherno ma riempie la vita di tutti. È vittima e carnefice dei larghi vuoti della Pianura padana. Poi accade che Nullo ha finalmente l’occasione della vita, per uscire dalla Provincia e entrare nella vasta platea del mondo. Ma qui tutto cambierà.
“La mia intenzione qui non è di esaltare il vivere paesano e la sua atmosfera da cortile. In fondo dal mio paese sono fuggito. Nella sua semplicità, nel suo concluso orizzonte, soffocavo. Sono andato alla ricerca della complessità- spiega Marani -, della varietà, in relazioni tutte intellettuali, tutte scrupolosamente scelte e mai lasciate al caso. La mia è una vita di cosmopolita a cui mi sono lungamente addestrato e che ora conduco con una sorta di snobismo, mai pago di scavalcare frontiere. La mia appartenenza adesso non ha più un luogo, è lo sparso mondo poliglotta dei nomadi come me”. Però che qualcosa che Marani scopre: “Di noi ci piace dire che le radici ce le portiamo dentro. Ma non è vero. Io le ho lasciate laggiù, al mio paese. Solo perché nella mia memoria le tengo ben salde e protette, solo perché sono certe e profonde riesco a andare incontro alla diversità di cui mi compiaccio”.
E, forse come Nullo, anche Marani è dovuto “tornare e affrontare quel luogo da cui credevo di essere evaso. No, sono ancora lì. Non mi sono mai mosso da lì. Anche nel fuggire svolgevo un ruolo, quello che i miei compaesani mi avevano assegnato. Come avevano assegnato a Nullo il suo. Né io né lui vi siamo sfuggiti e oggi è giunta l’ora della resa dei conti”.
Il libro sarà presentato mercoledì 29 Marzo, alle ore 19, presso l’Istituto italiano di cultura di Bruxelles, in rue de Livourne, in una conversazione tra Diego Marani e Paolo Grossi, direttore dell’Istituto.
Diego Marani è nato a Ferrara nel 1959. Lavora presso il Servizio europeo di azione esterna della UE, dove si occupa di diplomazia culturale. Inventore della lingua–gioco Europanto, di cui ha tenuto rubriche su diversi giornali europei, ha pubblicato Nuova grammatica finlandese, (2000, Premio Grinzane Cavour, tradotto in quindici lingue), L’ultimo dei vostiachi (2002, Premio Campiello – Premio Stresa), A Trieste con Svevo (2003), L’interprete (2004), Il compagno di scuola (2005, Premio Cavallini), Come ho imparato le lingue (2005), Enciclopedia tresigallese (2006), La bicicletta incantata, pubblicato in cofanetto con il film di Elisabetta Sgarbi Tresigallo. Dove il marmo è zucchero (2007), L’amico delle donne (2008), Il cane di Dio (2012) e Lavorare manca (2014). Da quattro anni ha un blog sul sito Eunews dal titolo “Contromano”.
* “Vita di Nullo” (Milano, La Nave di Teseo, 2017)