Strasburgo – La Commissione europea non deve autorizzare la commercializzazione di altre 5 qualità di mais Ogm, e delle combinazioni tra di loro, nel mercato europeo. A chiederlo è il Parlamento di Strasburgo che ha approvato con 426 voti a favore, 230 contrari e 38 astensioni una risoluzione in cui si evidenziano la mancanza di dati relativi alle varie sottocombinazioni delle varietà di mais (per ciascuna delle quali è stata richiesta l’autorizzazione).
Strasburgo ha ribadito la necessità di una riforma della procedura Ue di autorizzazione per gli organismi geneticamente modificati, soprattutto perché secondo quella attuale l’obiezione del Parlamento non è vincolante per la Commissione. Quest’ultima si deve rimettere al parere degli Stati membri, che però puntualmente non raggiungono la maggioranza qualificata necessaria per approvare o rigettare le nuove coltivazioni del mais e quindi, in assenza di un parere degli Stati, l’esecutivo afferma di doversi conformare alle indicazioni dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che solitamente sono positive.
I deputati sottolineano che nel periodo di consultazione di tre mesi gli Stati membri hanno presentato centinaia di osservazioni, le quali fanno riferimento, tra l’altro, alla mancanza di informazioni e di dati, a studi mal eseguiti o mancanti. Ciononostante, il 26 agosto 2016 l’Efsa ha espresso parere favorevole alle domande di autorizzazione di 5 nuovi mais Ogm (Bt11, 59122, MIR604, 1507, GA21) e tutte le 20 sottocombinazioni. Si tratta di prodotti della Syngenta, di cui proprio oggi Bruxelles ha autorizzato l’acquisizione da parte di ChemChina.
“I parlamentari europei sono l’espressione del voto dei cittadini, e gli europei non vogliono le coltivazioni transgeniche”, ha dichiarato Marco Affronte, ex 5 Stelle ora indipendente nel gruppo dei Verdi, secondo cui “l’insistenza con la quale la Commissione sta spingendo è davvero esagerata”. “Non sono bastate le rivelazioni dei ‘Monsanto Papers’ perché Jucker&Co. diminuissero un po’ l’accondiscendenza che sempre mostrano verso le multinazionali dell’agrobusiness”, ha attaccato ancora Affronte definendo l’acquisizione di Syngenta una “operazione-monstre” che “fa male al mercato, all’agricoltura, ai coltivatori e alla biodiversità”.