Bruxelles – Le autorità croate hanno sospeso temporaneamente i nuovi controlli alle frontiere interne con Slovenia e Ungheria richiesti da Bruxelles per questioni di sicurezza. A renderlo noto è stato lo stesso governo di Zagabria attraverso un comunicato pubblicato nella sera di sabato sul suo sito ufficiale. La sospensione temporanea dei controlli più accurati è avvenuta dopo una richiesta che i governi dei tre Paesi hanno presentato alla Commissione europea a causa delle enormi code di automobili formatesi ai posti di frontiera nel primo weekend di applicazione delle nuove norme di Schengen. Queste nuove norme introducono controlli più stretti alla frontiera esterna dell’Unione anche per i cittadini europei che entrano ed escono dall’area di libera circolazione, i documenti di tutti devono essere controllati e confrontati con i database di Europol, per provare a evitare il passaggio di potenziali sospetti terroristi o foreign fighters.
Il ministro degli interni della Croazia sabato sera ha comunicato che “dopo aver notificato il commissario per la migrazione Dimitris Avramopoulos dell’effetto dei nuovi provvedimenti sul traffico, si è deciso di derogare temporaneamente alle nuove norme”. La deroga vale per i confini interni della Croazia con Slovenia e Ungheria e prevede l’attivazione di “controlli mirati” sui cittadini dell’area economica europea e della Svizzera.
Stando ai siti sloveni e croati, nella giornata di sabato (il primo giorno di applicazione delle nuove norme) ai valichi tra Slovenia e Croazia nell’area istriana si sono registrate attese di oltre due ore. Ogni controllo di documento comportava l’attesa di circa 20 secondi. Ma a “bloccare” il traffico sono stati in particolare gli autobus turistici. A Dragogna, il valico tra i più trafficati, un’auto ha atteso dai 60 ai 90 minuti per entrare in Croazia, mentre molto più snello è stato il passaggio al contrario. A differenza di Slovenia e Ungheria la Croazia, che è anch’essa membro della Ue, non fa parte dello spazio Schengen.
Tove Ernst, una portavoce della Commissione europea, oggi ha fatto sapere che “la legislazione tiene in conto delle situazioni in cui potrebbe avere un impatto sproporzionato sul traffico ai confini”. Laddove sia evidente che il controllo sistematico provochi attese eccessive, gli Stati membri “possono scegliere di fare solo controlli mirati in alcuni confini”, ha spiegato Ernst. La portavoce della Commissione ha sottolineato tuttavia che ciò può avvenire a condizione che prima lo Stato in questione abbia eseguito “un’analisi dei rischi che dimostri che in tal modo non si abbassa il livello di sicurezza”. Attualmente il commissario Avramopoulos è in contatto con le autorità croate e slovene, ha concluso Ernst: nei prossimi giorni sono previste alcune riunioni per valutare le implicazioni concrete dei nuovi controlli e trovare delle soluzioni compatibili con gli interessi degli Stati membri e dei cittadini.