Bruxelles – Gli appalti pubblici restano il principale terreno di frodi in tutta Europa. Un mercato “ancora attraente” secondo l’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta anti-frode, che proprio al contrasto di questo tipo di illeciti ha dedicato una buona parte della sua attività nel corso del 2016. E’ quanto emerge dal rapporto annuale che l’organismo comunitario ha pubblicato oggi. Non sembra diminuire l’attività criminale, a giudicare dai numeri. Lo scorso anno l’Olaf ha chiuso 272 casi e ne ha avviati 219 nuovi. Cifre sulla falsa riga di quelle del 2015, quando i casi chiusi sono stati 304 e quelli avviati sempre 219. Un dato da non sottovalutare tenuto conto anche “di una diminuzione costante del personale” dell’Ufficio anti-frode. Ciò nonostante, si è proceduto in maniera più spedita con le indagini: in media nel 2016 l’Olaf le ha concluse in 18,9 mesi, meno dei 21 mesi medi del 2015.
L’attività dell’Olaf permetterà il recupero di 631 milioni di euro, che finiranno nella casse Ue grazie alla raccomandazioni agli Stati membri (furono circa 3 miliardi le risorse recuperate nel 2015). A questi si aggiungono 26,7 milioni recuperati da organizzazioni criminali.
Appalti, la galline dalle uova d’oro
Quello degli appalti pubblici “è ancora un mercato attraente per i truffatori”, sottolinea il rapporto. Corruzione e conti off-shore sono strumenti che facilitano gli illeciti, in molti casi di natura transnazionale. Ciò in ragione del fatto che i nuovi scenari di frode spesso implicano un’autorità aggiudicatrice di uno Stato membro e gli offerenti di numerosi altri Stati membri che subappaltano le proprie opere alle imprese situate di nuovo in diversi paesi.
Garanzie per la ricerca e l’occupazione sono altre attività di frode remunerativa. Resiste anche il contrabbando delle sigarette, focalizzato in particolare nella compra-vendita illegale delle ‘cheap whites’, quelle sigarette definite da Europol come “sigarette prodotte interamente indipendentemente dai produttori di tabacco tradizionali”.
Olaf e gli strumenti “non al passo con i tempi”
L’Olaf sta facendo tanto, ma ancora di più potrebbe fare se tenesse il passo coi tempi. Secondo il direttore generale dell’Ufficio antifrode, Giovanni Kessler, gli strumenti concessi all’Olaf vanno aggiornati per permettere all’organismo di adeguarsi all’attuale scenario di frode. “Il futuro va guidato dalla riforma”. In questo momento “abbiamo bisogno degli strumenti giusti per monitorare i flussi finanziari che potrebbero essere illeciti, per seguire i soldi lungo tutta la catena fraudolenta e ad avere un accesso chiaro ai locali degli operatori economici o delle istituzioni che potrebbero essere state coinvolte nelle attività fraudolente”. Kessler rivendica che durante i quasi sette anni del suo mandato, in scadenza all’inizio del 2018, “abbiamo portato l’Olaf alla piena capacità investigativa, ma i nostri strumenti sono ancora quelli della fondazione, nel 1999, intanto il mondo è cambiato, e vanno aggiornati”.