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Home » Politica » Irlanda, Polonia e Spagna: diverse ragioni, stessa voglia di ‘soft Brexit’

Irlanda, Polonia e Spagna: diverse ragioni, stessa voglia di ‘soft Brexit’

Dublino rischia di rimetterci più di tutti con l'addio britannico, Varsavia ha il problema dei polacchi nel Regno Unito, e Madrid è pronta ad ammorbidire la linea per la libertà di circolazione

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
21 Giugno 2017
in Politica

Bruxelles – Di fronte alla Brexit si invoca e si rivendica unità a 27, ma alla fine nel processo negoziale che si è aperto ci sono 27 sensibilità differenti e interessi tutti diversissimi. Dati gli interessi in gioco l’Irlanda si presenta come il Paese che può giocare un ruolo chiave nelle trattative non facili della Brexit. Dublino è pronta a mostrare flessibilità e concessioni in nome della protezione dei propri interessi. Lo stesso è pronta fare Varsavia, che potrebbe concedere qualcosa in nome della tutela dei polacchi residenti in UK. Intransigenza la mostra la Spagna, ma ci sono elementi che fanno pensare che Madrid alla fine possa anche smettere di fare la voce grossa. A tracciare il profilo-Paese è VoteWatch, il portale specializzato in analisi di politica europea. Di seguito la posizione di Irlanda, Polonia e Spagna, sui principali temi oggetto del negoziato:

IRLANDA
Conto della Brexit

L‘Irlanda vuole una ‘soft Brexit’, più indolore possibile, quindi cercherà di non far fallire i negoziati a causa di disaccordi sull’importo che il Regno Unito deve pagare all’Ue. Anche se l’Irlanda si unirà agli altri Stati membri che pretendono il pieno rispetto degli impegni finanziari di Londra, nel momento di fare pressioni Dublino adotterà verosimilmente una posizione più flessibile. Il governo di Dublino sa che servirà un grande sforzo politico per convincere il Regno Unito ad ammorbidire la sua posizione sulla libertà di movimento e l’accesso al mercato interno, ma concessioni sugli aspetti finanziari potrebbero aiutare a trovare un compromesso su questi altri elementi.

Relazioni economiche
Le relazioni economiche sono fondamentali per l’Irlanda, essendo il Regno Unito il primo mercato per l’export irlandese. L’Irlanda vuole evitare quindi una ‘hard Brexit’ per scongiurare crisi economiche. L’economia irlandese è quella che più delle altre risente dell’addio britannico. Dublino ha paura della probabile perdita di accesso al mercato britannico per le imprese irlandesi, e dell’introduzione di controlli doganali nei porti britannici e irlandesi. Quindi lavorerà per garantire un confine non rafforzato con il Regno Unito così da non intaccare troppo la circolazione delle merci. Anche se Dublino potrebbe trarre benefici dal trasferimento dei servizi finanziari da Londra, ciò non basterebbe a compensare le perdite economiche dovute alla re-introduzione di barriere tariffarie e non tariffarie tra il mercato interno dell’Ue e il Regno Unito.

Libertà di circolazione
La Brexit minaccia seriamente il Common Travel Area (CTA), un trattato bilaterale che istituisce una sorta di mini-area Schengen tra il Regno Unito e l’Irlanda in cui i cittadini si muovono liberamente. Una soluzione potrebbe essere quella di introdurre i controlli alle frontiere e doganali tra l’isola d’Irlanda e il Regno Unito, piuttosto che tra Repubblica d’Irlanda e Regno Unito. Si tratterebbe in sostanza di istituire un confine solo marittimo, evitando controlli più stringenti via terra.
Un confine terrestre più chiuso rischia di riaccendere le tensioni tra unionisti e repubblicani nell’Irlanda del Nord. L’Irlanda ha giocato la carta della riunificazione. Del resto è previsto che il popolo nordirlandese possa decidere del proprio futuro. Il governo di Dublino ha assicurato in Consiglio la prospettiva di una riunificazione irlandese. In caso di confine con il Regno Unito, l’Irlanda potrà sostenere la richiesta di un referendum in Irlanda del Nord.

POLONIA
Conto della Brexit
La Polonia è il primo Paese dell’Ue per fondi strutturali ricevuti dall’Europa. I presidenti di turno del gruppo Visegrad 4 temono che con l’uscita del Regno Unito diminuiranno i contributi comunitari a favore di Varsavia. La Polonia vuole quindi che Londra uscendo dall’Ue paghi le sovvenzioni agricole annuali e copra i costi amministrativi. Ad ogni modo, per i polacchi, l’esito delle trattative sulle questioni finanziarie non è il fattore più rilevante, e ci si attende che Varsavia punti più su altri elementi quali relazioni economiche e libertà di circolazione.

Relazioni economiche
Ragioni economiche e politiche portano a ritenere che la Polonia adotterà orientamenti più amichevoli con Londra. La Polonia ha un surplus commerciale crescente con il Regno Unito. Varsavia non ha interesse nell’imporre dazi, poiché la limitazione delle tariffe e delle barriere non tariffarie è importante per molti settori dell’economia polacca (in particolare per agroalimentare, cosmetica, mobili, automobili e trasporti). Per questa ragione, la Polonia promuoverà il mantenimento di stretti rapporti economici tra l’Ue e il Regno Unito.
Politicamente adotterà posizioni soft per ragioni strategiche: a differenza dai grandi paesi dell’Ue (Germania, Francia, Italia), il Regno Unito tende ad avere un approccio più aggressivo nei rapporti con la Russia, una posizione che si sposa con quella polacca.

Libertà di circolazione
Anche qui la Polonia tenderà ad evitare braccia di ferro. Il governo polacco è preoccupato per lo stato dei suoi cittadini nel Regno Unito e premerà per evitare restrizioni in questo ambito. Nel Regno Unito si trovano molti lavoratori polacchi non qualificati, e la creazione di requisiti di visto per i cittadini dell’Ue da parte del governo britannico porrebbe ostacoli sostanziali per gli immigrati polacchi. La Polonia dovrà negoziare duramente per assicurarsi che il suo cittadino possa ancora facilmente accedere al Regno Unito, e concessioni sulle questioni finanziare potrebbero aprire opportunità di successi politici in questo ambito.

SPAGNA
Conto della Brexit
Madrid non ha intenzione di fare concessioni. Il governo di Mariano Rajoy, nell’aggiungersi al gruppo di Stati membri che pretende il pieno rispetto degli obblighi finanziari, vuole che Londra li onori entro la prima fase negoziale, vale a dire entro la fine dell’anno. La Spagna è pronta a ostruzionismi e veti: se non si raggiungeranno progressi sufficienti sul dossier, le discussioni sulle future relazioni non inizieranno. Tuttavia la Spagna sa che deve garantire diritti dei propri cittadini nel Regno Unito (e a Gibilterra): la protezione degli spagnoli che attraversano il confine è al primo posto dell’agenda della Moncloa, e quindi “appare improbabile” che la Spagna faccia fallire i negoziati per le questioni finanziarie. Londra però è avvisata: gli spagnoli non saranno così malleabili.

Relazioni economiche
Ci si aspetta una posizioni costruttiva e di compromesso. La Spagna vuole il Regno Unito legato al mercato unico, ma non parte di esso. Madrid si allineerà alle posizioni di Germania e Francia, impedendo ai servizi e ai capitali britannici di accedere al mercato interno. Gli spagnoli sperano di beneficiare della redistribuzione dei servizi finanziari dal Regno Unito, e stanno lavorando per promuovere Madrid come nuovo centro finanziario europeo. Il vero nodo resta quello di Gibilterra, oggetto di rivendicazioni. Però, se si ottengono garanzie sui diritti dei cittadini spagnoli in Gran Bretagna e quelli in transito per Gibilterra le posizioni iberiche potrebbero ammorbidirsi.

Libertà di circolazione
Considerando l’elevato numero di spagnoli che vivono nel Regno Unito e la grande comunità britannica in Spagna, Madrid si impegnerà per raggiungere un accordo col Regno Unito che garantisca un elevato grado di protezione dei diritti di queste due comunità. E’ questa la priorità numero uno del governo di Rajoy, anche perché la Spagna beneficia due volte della libertà di spostamento: oltre ai lavoratori, ai residenti temporanei e ai turisti, ci sono centinaia di migliaia di pensionati britannici che spingono l’economia locale stabilendosi nel sud della Spagna. Non solo: i giovani spagnoli possono sfuggire alla disoccupazione cercando opportunità di lavoro nel Regno Unito. Non un dettaglio, per un Paese – la Spagna – con uno degli indici di disoccupazione giovanile più alto dell’Ue.

Tags: bilanciobrexitcommercioIrlandalibertà di circolazionePoloniaspagnaUe

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