Roma – L’iter di ratifica del Ceta, l’accordo commerciale tra Unione europea e Canada, procede a passo spedito in Italia. Come preventivato, il disegno di legge in esame a Palazzo Madama ha visto un’accelerazione con la conclusione dell’esame in commissione Esteri e il rinvio all’Aula con parere positivo. Il provvedimento ha ricevuto l’ok dalla commissione nonostante le audizioni di sindacati e associazioni nettamente contrari alla ratifica, tanto che nei giorni scorsi avevano presentato le loro riserve anche al presidente del Senato, Pietro Grasso, e oggi hanno manifestato anche in piazza il loro dissenso, sotto le bandiere di Coldiretti, Cgil, Slow food, Green Peace e le altre organizzazioni aderenti al movimento Stop-Ttip e Stop-Ceta.
Per Peppe De Cristofaro, vicepresidente della commissione Esteri, con la ratifica del Ceta si aprirebbero le porte a “uno strumento pericolosissimo, che mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro, abbassa i controlli sulla qualità dei prodotti agricoli, apre la porta all’uso di elementi letali per la salute, danneggia in modo molto grave l’agricoltura italiana, rende possibile la reintroduzione degli Ogm e in più minaccia di espropriare le istituzione democratiche, attraverso la pratica dell’arbitrato” internazionale sulle dispute tra Stati e investitori. Il partito di De Cristofaro, Sinistra Italiana, promette dunque “battaglia non solo in Parlamento”, anche perché denuncia il senatore, “il Ceta riguarda formalmente solo il Canada ma in realtà apre le porte anche alle 40mila filiali canadesi delle aziende statunitensi e dunque a tutte le grandi multinazionali”.
Per i parlamentari del Movimento 5 Stelle, scesi in piazza al fianco delle organizzazioni contrarie al Ceta, l’accordo Ue-Canada “è talmente nocivo che spacca persino il Pd”, che dopo aver votato a favore della ratifica in Parlamento europeo e aver sostenuto il trattato commerciale con i governi Renzi e Gentiloni, sostengono i pentastellati, “si è detto preoccupato dell’asimmetria competitiva che il Ceta comporta, come dimostrano i resoconti della Commissione Industria”. Adesso gli esponenti M5s chiamano i dem “alla prova finale dei voti in Aula”, e chiedono “che il Governo del Pd ci ripensi e fermi subito il Ceta, viste anche le perplessità della sua stessa maggioranza oltre che degli operatori del settore e dei comitati”. Trattandosi di un accordo misto – che prevede cioè l’ok tanto a livello europeo quanto nazionale – i cinque stelle ricordano come sia “sufficiente che un solo Parlamento nazionale voti contro la ratifica dell’accordo per farlo decadere in tutta Europa”.
Sul piede di guerra contro il Ceta anche la Lega Nord, che con il senatore Paolo Tosato definisce “gravissima” la decisione assunta dalla maggioranza in commissione, e “scandaloso” il fatto che anche Forza Italia abbia votato a favore. Un elemento, quest’ultimo, che rende ancora più complicato il tentativo di riconciliazione tra il partito di Silvio Berlusconi e quello di Matteo Salvini. I senatori che si sono espressi in favore della ratifica, secondo Tosato, “hanno deciso di ignorare produttori, associazioni e sindacati per fare gli interessi dei grandi gruppi di potere a scapito dei produttori di qualità”. Una tesi sposata dal governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, che teme “riflessi negativi” in particolare “sul comparto agroalimentare”, e per questo ha fatto approvare una delibera dalla giunta regionale per esprimere una “posizione fortemente critica” nei confronti del Ceta.
Anche dal mondo sindacale arrivano grida di allarme. Il responsabile Politiche Internazionali ed Europee della Cgil, Fausto Durante, vorrebbe prima della ratifica “un percorso di discussione e il coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni dei portatori di interessi molto più ampio e strutturato”. Il sindacalista annuncia quindi che “la Cgil nelle prossime settimane, a partire dal presidio del 5 luglio a Montecitorio, continuerà a mobilitarsi insieme alle forze che si battono per un processo democratico, partecipativo e trasparente, affinché sia assicurato il diritto dei cittadini italiani alla più ampia informazione sui contenuti del trattato”.
Dal Canada interviene però il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in questi giorni sta ricambiando la visita istituzionale fatta nei giorni scorsi dal premier canadese Justin Trudeau. L’intervento di Mattarella è di segno diametralmente opposto a quello del fronte anti-Ceta. Per il capo dello Stato, infatti, l’accordo rappresenta “un grande passo in avanti per una cooperazione concreta” ed è “importante per le economie di Canada e Unione europea”.
Dello stesso parere il presidente della commissione esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, che denuncia “una gigantesca campagna di falsificazione, soprattutto sulla rete”, da parte di chi si oppone alla ratifica. In particolare, indica, “il Trattato non incide sulle restrizioni che ci sono in Europa sulla carne agli ormoni o sugli Ogm”. Inoltre “il Ceta tutela 173 Indicazioni geografiche di provenienza, di cui 41 italiane”, aggiunge Casini, il quale difende anche il “meccanismo ad hoc di risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, basato su due organi giudicanti: il Tribunale permanente per gli investimenti e la Corte d’appello, composti da magistrati nominati dagli Stati”.