Bruxelles – I colloqui di adesione della Turchia all’Unione Europea dovranno cessare immediatamente se il paese non farà retromarcia sulle nuove riforme costituzionali, tra cui la reintroduzione della pena di morte, volute dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Almeno, questo è ciò che il Parlamento Europeo chiede alla Commissione e agli Stati membri dell’Unione in una risoluzione approvata oggi a Strasburgo con 477 voti favorevoli, 64 voti contrari e 97 astensioni.
I deputati dell’europarlamento sono preoccupati per il rispetto dei diritti umani, la libertà dei media e il livello di corruzione in Turchia, oltre che per il sostegno a favore della reintroduzione della pena di morte reiterato più volte dallo stesso presidente Erdoğan, che ha visto l’ampia espansione dei propri poteri in seguito al referendum tenutosi lo scorso aprile.
Il Parlamento quindi lancia un appello per “sospendere senza indugio i negoziati di adesione con la Turchia se il pacchetto di riforme costituzionali verrà attuato senza modifiche”. Il quadro negoziale dell’Ue per la Turchia prevede che “in caso di violazione grave e persistente dei principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto su cui si fonda l’Unione”, la Commissione ha la facoltà di sospendere i negoziati, su sua iniziativa o su richiesta di un terzo degli Stati membri.
I deputati, inoltre, hanno ribadito ancora una volta la ferma condanna del tentativo di colpo di Stato avvenuto nell’estate del 2016, così come delle reazioni “sproporzionate” date dal governo turco. Reazioni che hanno portato a licenziamenti e arresti di massa di giornalisti, accademici, magistrati, difensori dei diritti umani, così come alla chiusura di numerose scuole e università. “Insieme a te (popolo turco, ndr) speriamo che ‘Adalet’ (la giustizia) tornerà presto in Turchia”, ha affermato la deputata olandese Kati Piri (S&D) relatrice della risoluzione votata.
La Turchia rimane pur sempre un partner strategico per l’Ue e risulta necessario, come evidenziato all’interno della risoluzione, mantenere un “dialogo costruttivo” con il paese per affrontare sfide importanti e comuni come la lotta al terrorismo e l’immigrazione. A questo proposito, è necessario ricordare che l’accelerazione del processo negoziale che dovrebbe condurre all’entrata del paese nell’UE, è una delle condizioni previste dall’accordo siglato tra Ue e Turchia nel marzo 2016 per la gestione dei flussi migratori sulle rotte balcaniche.
Mantenere i rapporti costruttivi, dunque, rimane una questione particolarmente cruciale e non soltanto in relazione alla questione migratoria. Per questo, in autunno, il Parlamento invierà una delegazione ad Ankara con l’obiettivo di rinnovare il dialogo parlamentare con il paese e sostiene la necessità di modernizzare l’unione doganale Ue-Turchia fondata nel 1996. Questione per cui, tuttavia, gli eurodeputati hanno chiesto di integrare una clausola che renda i diritti umani e le libertà fondamentali uno dei presupposti essenziali per un nuovo accordo.