Bruxelles – Dalla Commissione europea arriva l’ultimatum all’Italia: sradichi gli ulivi infestati dalla Xylella e ponga fine all’emergenza, o il caso finirà davanti alla Corte di giustizia europea. Bruxelles invia un parere motivato alle autorità italiane, seconda fase della procedura d’infrazione, dopo la quale è previsto il deferimento all’organismo di giustizia di Lussemburgo.
L’esecutivo comunitario contesta all’Italia l’incapacità di arrestare la diffusione della Xylella fastidiosa, il batterio ritenuto responsabile per l’essiccamento degli ulivi in Puglia. Si è cercato di circoscrivere l’area di epidemia, ma nel Paese “è stata tuttavia notificata la presenza di nuovi focolai”. Si è agito tardi, si è agito male. Peggio, non si è agito affatto.
La Commissione ha chiesto il rispetto delle regole che prevedono la rimozione delle piante infette. “Alternative efficaci comprovate, in questo momento, non ci sono”, ed è per questo che Bruxelles non concede all’Italia di evitare l’eradicazione delle piante. Adesso il governo ha due mesi di tempo per rispondere alle richieste europee, altrimenti finirà trascinato davanti alla Corte.
“Gli abbattimenti indiscriminati non servono”, critica l’europarlamentare del M5S Rosa D’Amato. “Come dimostrano i focolai registrati di recente nella Spagna continentale, che di certo non sono collegabili alla Puglia, la Xylella è endemica in Europa e come tale va trattata”. La Commissione europea “continua a intestardirsi sulle sue posizioni, che sono dannose e controproducenti non solo per la Puglia, ma per il resto d’Europa”. Per D’Amato comunque “non stupisce” l’avanzamento della procedura d’infrazione. Governo ed Enti locali, critica, “si erano impegnati a procedere con oltre 800 abbattimenti e ne hanno fatti solo un quarto, e sui monitoraggi che dovevano essere attuati a maggio non vi è ancora traccia”. Ciò, secondo l’esponente pentastellata, perchè “il ministro Martina e il presidente Emiliano, anziché opporsi in sede Ue a misure sbagliate e dannose e fare squadra con chi, come noi, ha fin dall’inizio protestato contro tali misure, si sono inginocchiati a Bruxelles, salvo poi accorgersi in patria che le azioni richieste non erano praticabili”.
Non è l’unica cattiva notizia per l’Italia. Nel pacchetto mensile di infrazioni l’esecutivo comunitario ha inserito un altro parere motivato nei confronti all’Italia, per la mancata comunicazione della strategia per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Si tratta di scorie derivanti non solo dalla produzione di energia elettrica in centrali nucleari, cosa questa non possibile per un Paese come l’Italia senza centrali, ma pura da altri utilizzi di materiali radioattivi per scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli. La direttiva in materia richiede a tutti gli Stati di dottare adeguati provvedimenti in ambito nazionale per un elevato livello di sicurezza nella gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. A oggi ancora non risulta a Bruxelles come l’Italia gestisca tutto questo.