Bruxelles- Il referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno, convocato dal presidente della regione autonoma Masoud Barzani per il prossimo 25 settembre, continua ad essere osteggiato dalla comunità internazionale. L’Unione europea “pur riconoscendo che sussistono problemi tra Erbil e Baghdad”, ha rinnovato il suo “supporto alla sovranità ed integrità dell’Iraq”, affermando che “la risoluzione dei problemi nella regione debba avvenire attraverso un dialogo pacifico e costruttivo”, ha dichiarato l’Alto rappresentante, Federica Mogherini, secondo cui “azioni unilaterali” come il referendum, “sono controproducenti e devono essere evitate”. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha invitato le autorità del Kurdistan iracheno a rivedere la loro decisione, considerata “inopportuna” in un momento delicato per l’Iraq e l’intera regione mediorientale.
Anche si allzano vici di dissenso e Regno Unito, Spagna e Francia hanno espresso riserve riguardo al referendum, seppur con toni diversi: il governo di Madrid, infatti, forte della sua esperienza all’interno dei confini nazionali con il movimento secessionista catalano, ha definito “illegale” il referendum curdo, mentre Parigi ha usato un tono più misurato, comunque condannando, per voce del proprio ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian, il referendum e definendolo “un’iniziativa inappropriata”.
I governi medio-orientali maggiormente coinvolti nella questione si sono espressi contro il referendum. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha affermato che “rivendicazioni di indipendenza che possono determinare nuove crisi e conflitti nel Medio Oriente devono essere evitate”. Erdoğan sostiene che questo comportamento unilaterale del Kurdistan iracheno non tiene conto della stretta alleanza tra la Turchia e il governo regionale del Kurdistan e che “ignorare la posizione chiara e risoluta della Turchia su questo tema potrebbe portare a un processo che priverebbe il governo regionale del Kurdistan iracheno delle opportunità di cui beneficia oggi”. Le autorità di Ankara stanno valutando di imporre sanzioni contro il governo regionale del Kurdistan se andrà avanti con i piani per indire il referendum, non escludendo sanzioni non ordinarie. La Turchia teme ovviamente che un Kurdistan autonomo ai suoi confini possa rafforzare la posizione dei separatisti curdi, come il Pkk, all’interno del Paese.
Dopo che il Presidente Erdoğan ha dichiarato che “Ankara e Baghdad condividono la stessa visione sul voto in Kurdistan”, il primo ministro dell’Iraq Ḥaydar Jawwād al-ʿAbādī ha chiesto il sostegno internazionale per ricostruire la nazione dopo le vittorie ottenute contro l’Isis, ribadendo l’incostituzionalità del referendum e minacciando di isolare la capitale curda Erbil, la cui economia si basa quasi interamente sulle esportazioni di petrolio. L’Iran, infine, ha minacciato di chiudere i confini con il Kurdistan qualora il referendum si tenga nella data prestabilita.