Bruxelles – L’introduzione di sistemi di reddito minimo in tutti gli Stati membri dell’Unione costituisce uno degli strumenti più efficaci per consentire l’uscita dalla condizione di povertà, che ancora oggi, in Europa, costituisce un importante problematica sociale. Di questo sono convinti gli eurodeputati della commissione Lavoro, che oggi hanno approvato una risoluzione per chiedere ai Paesi membri dell’Ue di introdurre sistemi di reddito minimo e, laddove necessario, potenziare quelli già esistenti. “Povertà ed esclusione sociale non appartengono agli Stati membri in maniera individuale”, ha spiegato l’eurodeputata Laura Agea (M5s), relatrice della risoluzione, “ma riflettono lo stato dell’Europa che deve dare risposte a questa emergenza”.
Stando agli ultimi dati del 2015, quasi 120 milioni di persone nell’Ue, corrispondenti al 25% della popolazione, sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. Tra questi, bambini, donne, disoccupati, persone affette da disabilità e famiglie con un solo genitore sono considerate categorie particolarmente a rischio. Per questo, gli eurodeputati hanno chiesto, oggi, di migliorare l’efficacia delle forme di reddito minimo, utilizzando indicatori come i dati Eurostat sul rischio di povertà e adeguando i sistemi alle categorie più vulnerabili.
Secondo gli europarlamentari i sistemi di reddito minimo dovrebbero combinare forme di supporto finanziario con un più facile accesso ai servizi pubblici e sociali tra cui le abitazioni, la sanità, l’educazione e la formazione, e coloro che non lavorano dovrebbero ricevere forme di assistenza per facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro. Ciò che viene proposto nella risoluzione è l’adozione di una “strategia a doppio binario”: prima, ha indicato l’eurodeputata M5s, è necessario “arrestare l’impatto sociale della crisi” e, in seguito, “incoraggiare politiche attive per l’occupazione”.
L’approvazione della risoluzione, con 36 voti a favore, 7 contrari e 4 astensioni, riflette una doppia intenzione da parte dei deputati europei, ha chiarito Agea: “Promuovere il dibattito sulla questione e obbligare la Commissione europea ad assumere una posizione ferma”. Il prossimo passo per procedere in questa direzione, sarà l’approvazione del provvedimento, di natura non vincolante, da parte della plenaria del Parlamento europeo il prossimo ottobre.