Bruxelles – Ci sono ancora troppe persone disabili che vivono negli istituti e non sono nelle condizioni di decidere autonomamente della propria vita. Questo è quanto risulta dal report “From institutions to community living” dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA).
“L’Unione europea e i suoi stati membri si sono assunti l’impegno di mettere le persone nella condizione di godere del proprio diritto di vivere indipendentemente ma la realtà è molto diversa”, spiega il direttore di FRA Michael O’Flaerty. “Questo studio è un campanello d’allarme per i politici affinché si assicurino che questo diritto venga finalmente riconosciuto ed implementato”.
La richiesta di O’Faerty nasce dalla constatazione che molte persone disabili vivono ancora in strutture che l’Unione continua a finanziare. Secondo il direttore questo è molto grave per due ragioni. In primo luogo, l’Unione ha deciso di utilizzare i Fondi strutturali e d’investimento per supportare la transizione dagli istituti alla vita di comunità ma, all’atto pratico, questa non è ancora avvenuta o non si è realizzata a pieno. Le poche comunità che esistono devono confrontarsi con la mancanza di fondi e di personale. O’Flaerty ricorda poi che quasi tutti gli Stati membri (l’unica eccezione è l’Irlanda) stanno violando la convenzione dell’ONU sui diritti delle persone disabili: una carta che hanno ratificato e che sancisce, tra l’altro, il diritto a vivere da soli e non alle dipendenze di qualcuno, che sia un familiare o un istituto.
Secondo O’Flaerty non c’è più tempo per le scuse e bisogna attivarsi per aiutare i disabili. Lo studio evidenzia che la vita nelle strutture non è soltanto limitativa ma anche degradante. Queste persone, soprattutto quelle con problemi gravi, vivono in condizioni di isolamento e sentono di non avere il controllo sulla propria vita. In poche parole, hanno una vita peggiore rispetto agli altri.
Una soluzione ci sarebbe. Il direttore spiega che la semplice chiusura di questi istituti per persone disabili sarebbe già un passo avanti. Tutte queste strutture devono poi essere sostituite da comunità, ovvero da abitazioni dove convivono più persone disabili che possono aiutarsi reciprocamente ad affrontare le difficoltà di tutti i giorni grazie anche al supporto della tecnologia e di personale qualificato. O’Flaerty spiega infine che bisogna assicurarsi che i trasporti, gli ospedali e le scuole siano accessibili ai disabili. Tradotto, senza rampe ed ascensori non si va da nessuna parte.
La situazione non è certo delle migliori in Italia. A questo proposito, il Movimento Cinque Stelle ha invitato il governo italiano a ratificare il Trattato di Marrakech sui diritti delle persone con disabilità visive e ad essere d’esempio per il resto d’Europa. “Il capo del Governo ed il ministro competente si facciano carico della questione e, per una volta, dimostrino la presenza dello Stato accanto a chi ha più bisogno. Si tratta di una questione di civiltà”, ha detto l’europarlamentare grillina Isabella Adinolfi. “L’Italia spinga il Consiglio per una rapida ratifica. I diritti delle persone meno fortunate non possono essere subordinati ai giochi politici”.