Bruxelles – La Commissione europea prova a trovare un compromesso sul rinnovo dell’autorizzazione del pesticida glifosato, proponendo di abbassare dai 10 inizialmente previsti a 5 gli anni in cui il prodotto potrà ancora essere commercializzato nell’Unione. Con la scadenza della licenza che si avvicina sempre più (il 15 dicembre) domani, 9 novembre, il Comitato permanente degli Stati membri è chiamato al voto, ma finora i governi non sono riusciti a trovare una maggioranza sufficiente al via libera. In conferenza stampa a Bruxelles il vice-presidente dell’esecutivo comunitario, Maros Sefcovic, ha affermato che “il periodo di 5 anni tiene anche conto dell’ultima risoluzione non vincolante adottata dal Parlamento europeo”. L’Aula di Strasburgo ha chiesto il 24 ottobre scorso il divieto totale del glifosato entro dicembre 2022, con restrizioni immediate sull’uso domestico della sostanza.
La Commissione europea ha l’obbligo legale di rispondere alle domande presentate per l’approvazione o il rinnovo dell’omologazione di sostanze ma il glifosato della Monsanto è al centro di una dura battaglia che vede gli ambientalisti scontrarsi con gli organi scientifici comunitari. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) lo ha classificato come “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”, mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) hanno concluso che il prodotto, al di sotto di determinate soglie, non è nocivo per l’uomo.
“Comunque finisca la ‘Glifosaga’, e cioè se il pesticida potrà o meno essere ancora usato sui campi dell’Ue, la decisione non avrà effetto sui prodotti d’importazione”, ha dichiarato il Verde Marco Affronte denunciando che in Europa “entrano moltissimi prodotti che vengono da campi coltivati con abbondante uso di glifosato, le cui tracce restano nel cibo che mangiamo. Ci sono vari studi che indicano il livello di contaminazione riscontrato nei prodotti sugli scaffali dei nostri supermercati” e questi livelli “anche se presi singolarmente sono molto al di sotto dei parametri di sicurezza di Legge”. Per questo “questa settimana ho presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per sollecitarla a spingere per un controllo molto più rigido sulle importazioni e perché non si perda di vista quanto differente sia l’effetto accumulazione anche a seconda del regime alimentare che si segue”, ha continuato Affronte. L’interrogazione è stata firmata anche da altri 19 europarlamentari dei Verdi.