Roma – Perché i principi del Pilastro sociale europeo trovino concreta attuazione, secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, è necessario coordinare tutte le politiche, da quelle per il lavoro a quelle ambientali, della salute, dell’istruzione e via dicendo. Tutte quante “devono essere assoggettate alla coerenza” con i principi contenuti nel documento che verrà sottoscritto, salvo clamorosi ripensamenti, il 17 novembre prossimo a Göteborg, nel Vertice sociale europeo convocato ad hoc.
Intervenendo a un dibattito organizzato sul tema dal suo ministero, ieri sera a Roma, Poletti ha puntato il dito in particolare sulle politiche economiche, i cui responsabili sono i primi interlocutori con i quali ci si deve confrontare. Anche perché, ha sottolineato il titolare del Lavoro, “se uno pensa di fare politiche di austerità e al contempo stimolare dinamiche di crescita, è una contraddizione immane”. Quindi, “quand’è che facciamo le riunioni sulle politiche sociali con i ministri dell’Economia e delle Finanze” europei?, chiede il numero uno del ministero di Via Veneto, riecheggiando un’analoga richiesta fatta anche dall’alta rappresentante Ue Federica Mogherini per dare sostanza ai programmi sulla difesa. Se gli amministratori delle finanze pubbliche non aprono i portafogli, per il ministro “il rischio è che facciamo discussioni importanti ma senza riuscire poi a trovare un punto di caduta, a dare concretezza” ai principi del Pilastro sociale.
Anche per il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, il principale nodo da sciogliere è economico. Più che di Pilastro sociale europeo preferisce parlare di “Unione sociale”, e la considera essenziale per correggere le “risposte sbagliate” arrivate dall’Ue negli anni della crisi. “La dottrina Schaeuble ha portato grossi danni nel far fare passi indietro alla coesione sociale europea”, ha denunciato Gozi. Oggi, dunque, non si tratta solo di “completare l’unione economica con quello che manca”, avverte, “perché vorrebbe dire che quello che è stato fatto va bene”. Al contrario, spiega, “a noi quello che è stato fatto non va bene e per questo abbiamo messo in discussione il six pack, il two pack e il Fiscal compact”. Bisogna cambiare rotta, per Gozi, correggendo l’orientamento all’eccessivo rigore di bilancio e poi “completare l’unione bancaria, sì, ma affiancandole l’unione sociale europea”, che non deve diventare solo un proclama di principi.
Il timore che resti tutto solo sulla carta è anche la principale riserva dei sindacati sul Pilastro sociale. Secondo la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, “l’Europa è assolutamente in ritardo sulle politiche sociali. Per molto tempo, in nome del rigore di bilancio, ha cancellato l’idea stessa che ci potessero essere”, ha denunciato. Oggi, “nel momento in cui si decide a realizzarle, rischia di non andare al di là del proclama”, ha sentenziato la leader sindacale.
Rischio condiviso da Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, il quale apprezza il documento che verrà sottoscritto a Göteborg, anche se “è un po’ difficile da spiegare” perché “c’è molta burocrazia anche intorno ai principi” che contiene. Rimane comunque un testo “importante perché parla di una vita decente per i cittadini europei: non solo un salario e condizioni di lavoro decenti, ma anche gli aspetti della vita quotidiana e della conciliazione tra il proprio lavoro e i propri affetti”.
Visentini ha chiesto dunque di dare subito sostanza agli impegni che saranno sottoscritti a Göteborg, Va fatto portando avanti delle proposte legislative, ha indicato riferendosi in particolare alla revisione della direttiva distacchi, alla normativa sui congedi parentali, all’istituzione di “un plafond minimo di diritti per tutti lavoratori, tipici e atipici”, alla garanzia di un “diritto universale di accesso ai sistemi di protezione sociale, da assicurare a tutte tipologie di lavoratori” e, infine, al contrasto del lavoro nero, tema sul quale bisogna “fare quello che è stato fatto per le banche”.
Sulle proposte legislative ha dato una risposta Ruth Paserman, vicecapo di gabinetto della commissaria europea per il Lavoro e gli Affari sociali Marianne Tyssen. L’italiana ha confermato la volontà dell’esecutivo comunitario di dare sostanza al Pilastro sociale. Poi, stimolata dal direttore di Eunews Lorenzo Robustelli, che ha moderato l’evento, sul tema specifico dell’accesso universale alle prestazioni sociali, ha riconosciuto che in Europa “c’è un 15% di lavoratori che non possono usufruire della rete di protezione sociale”. Si tratta dei cosiddetti lavoratori atipici, i cui contratti non assicurano loro alcune tutele come le ferie, i permessi per malattia o l’erogazione di sussidi in caso di disoccupazione. Sul punto, spiega Paserman, Bruxelles sta provando a intervenire, ma “bisogna vedere se si riesce a fare una proposta che abbia senso in tutti i 27 Paesi membri”.
Altro tema caro alla platea, e sottoposto all’esponente della Commissione, è stato quello del reddito minimo. La collaboratrice della commissaria Tyssen ha rivelato che “ci sono dubbi se sia possibile fare una direttiva europea” su questa materia. Quindi, ha spiegato, “sul reddito minimo preferiamo avere prima il principio stabilito nel Pilastro sociale, e poi procedere con il monitoraggio” previsto che sarà affidato alla Commissione.