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Home » Politica » Brexit, ultimatum Ue: progressi in due settimane o niente seconda fase a dicembre

Brexit, ultimatum Ue: progressi in due settimane o niente seconda fase a dicembre

Al termine del sesto round di negoziati non si supera ancora lo stallo sui diritti dei cittadini, la questione irlandese e i conti del divorzio. Barnier: "Non si devono regolare nei minimi dettagli, ma gli impegni presi devono essere sinceri e reali"

Alfonso Bianchi</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@AlfonsoBianchi" target="_blank">@AlfonsoBianchi</a> di Alfonso Bianchi @AlfonsoBianchi
10 Novembre 2017
in Politica
I negoziatori della Brexit David Davis e Michel Barnier

I negoziatori della Brexit David Davis e Michel Barnier

Bruxelles – Il tempo stringe, il Consiglio europeo che dovrà decidere sul passaggio alla fase due dei negoziati per la Brexit, quella sulle future relazioni tra Unione europea e Regno Unito, è tra poco più di un mese e servono ancora i richiesti “progressi sufficienti” sui tre punti chiave dei negoziati, diritti dei cittadini, confine in Irlanda e regolamento finanziario. E ora Bruxelles ha lanciato un vero e proprio ultimatum: o questi progressi avverranno entro due settimane o a dicembre non si discuterà della seconda fase delle trattative. Nella conferenza stampa al termine del sesto round di negoziati rispondendo a una domanda di una giornalista che chiedeva a Michel Barnier di confermare che a Londra ha dato due settimane di tempo, il capo negoziatore dell’Ue ha risposto perentorio: “Sì”.

“Non deve essere tutto regolato nei dettagli”, ha concesso Barnier, ma i progressi auspicati devono essere percetipi come “sinceri e reali”, e ancora “non siamo a questo punto”. Nell’ipotesi, piuttosto concreta, che questi progressi non vengano raggiunnti “continueremo a trattare e ritarderemo il continuo della discussione sul futuro” delle relazioni tra Londra e Bruxelles.

“Nelle discussioni di questa settimana abbiamo consolidato i progressi fatti finora ma adesso occorre flessibilità, immaginazione e pragmatismo da entrambe le parti”, ha chiesto il negoziatore britannico David Davis. Per il rappresentante di Londra “è ora di procedere alla discussione politica, dobbiamo guardare avanti verso la futura relazione, e tutte e due le parti devono essere fiduciose”, che sarà possibile trovare un compromesso al quale “vogliamo arrivare prima del Consiglio europeo” del 14 e 15 dicembre.

Nello specifico sui diritti dei cittadini Barnier ha affermato che i punti chiave restano “la possibilità del ricongiungimento familiare, il diritto a esportare all’estero i benefici sociali maturati nell’isola e il ruolo della Corte di Giustizia Ue”, nel far rispettare questi diritti.

“Rispettiamo il desiderio dell’Ue di preservare l’ordine legale e il Mercato Unico”, ma questo “non può avvenire a spese dell’integrità economica e costituzionale del Regno Unito”, ha risposto Davis. La questione della Corte resta insomma divisiva e il ministro di Theresa May ha ribadito la proposta di Londra: “Siamo pronti a inserire l’accordo con l’Ue nella legge britannica” per assicurare che i cittadini europei “possano fare ricorso direttamente alla nostra Corte” in casi di necessità, concedendo solo che la Corte britannica si debba consultare con quella europea per garantire una corretta interpretazione delle regole comunitarie. Sui conti del divorzio Barnier si è limitato a dire che “si devono precisare gli impegni presi da May nel discorso di Firenze”, e questa è una “condizione imperativa per avere progressi sufficienti a dicembre”. “Come in tutte le separazioni si tratta di saldare conti”, ha concluso il francese.

Tags: brexitcittadiniDavid DavisMichel BarniernegoziatiRegno Unitounione europea

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