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Home » Cultura » L’Ue punta a due lingue straniere obbligatorie per tutti i diplomati

L’Ue punta a due lingue straniere obbligatorie per tutti i diplomati

Il nuovo pacchetto istruzione Ue sarà discusso alla riunione dei leader europei del 17 novembre a Göteborg

Veronica Di Norcia</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Veronicadin" target="_blank">@Veronicadin</a> di Veronica Di Norcia @Veronicadin
14 Novembre 2017
in Cultura
L'ue vuole incrementare la mobilità degli studenti europei

L'ue vuole incrementare la mobilità degli studenti europei

Bruxelles – La conoscenza obbligatoria di due lingue straniere oltre alla propria lingua madre (o alle proprie lingue madri) per tutti i diplomati europei entro il 2025.  È la proposta della Commissione europea inserita nel nuovo pacchetto istruzione Ue, che sarà discusso alla riunione dei leader europei del 17 novembre a Göteborg.

In merito alla mobilità degli studenti, il pacchetto per l’istruzione Ue prevede di incrementare le possibilità di accesso offerte dal programma Erasmus+ e del Corpo europeo di solidarietà. A questo proposito si pensa di creare una Carta europea dello studente per conservare le informazioni sul curriculum accademico. Sarà creata una rete di università europee, cosicché possano collaborare fattivamente a livello transfrontaliero, e possano sostenere l’istituzione di una scuola di governance europea e transnazionale. L’Ue punta anche a sostenere gli insegnanti, moltiplicando il numero di docenti che partecipano al programma Erasmus+ e alla rete on line di formazione “eTwinning” e offrendo orientamenti strategici sullo sviluppo professionale del personale educativo.

“Nel guardare al futuro dell’Europa, dobbiamo dotarci di un programma comune ambizioso su come sfruttare la cultura e l’apprendimento per promuovere l’unità” sostiene Tibor Navracsics, commissario per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport.  “L’istruzione è un fattore chiave, in quanto fornisce le competenze necessarie per diventare membri attivi di società sempre più complesse”. E aggiunge “È l’istruzione che ci permette di adattarci a un mondo in rapido cambiamento, di sviluppare un’identità europea, di comprendere altre culture e di acquisire le nuove competenze necessarie in una società mobile, multiculturale e sempre più digitale”.

La nuova politica europea sull’istruzione include il riconoscimento reciproco dei diplomi. Dopo il processo di Bologna, che ha scatenato proteste studentesche nelle università di tutta Europa tra il 2010 e il 2015, sarà avviato il processo di Sorbona, per uniformare tutti gli istituti di istruzione secondaria, e consentire un riconoscimento reciproco dei titoli conseguiti da tutti i cittadini europei. Per quanto riguarda i programmi scolastici, è previsto l’incremento della collaborazione tra i ministeri dell’istruzione dei Paesi membri, formulando una serie di raccomandazioni per garantire che i sistemi scolastici impartiscano tutte le conoscenze, le capacità e le competenze considerate fondamentali nel mondo di oggi. Importante è la formazione di una identità culturale europea, che deve essere promossa da ogni sistema scolastico comunitario. I vertici delle istituzioni Ue hanno intenzione di dare inizio ad un piano per l’istruzione digitale, con corsi di formazione innovativi.

Nel lavoro di verifica dei bilanci nazionali a Bruxelles si vuole anche dare grande attenzione a sostenere le riforme strutturali volte a migliorare la politica dell’istruzione, facendo ricorso ai fondi e agli strumenti di investimento dell’Unione per finanziare l’istruzione e definendo un parametro di riferimento per cui gli Stati membri investano il 5% del Pil nel sistema scolastico.

“Uno dei maggiori successi dell’Europa è stato gettare ponti che attraversano il continente grazie alla creazione di uno spazio di libera circolazione dei lavoratori e dei cittadini. Ma ci sono ancora ostacoli alla mobilità nel campo dell’istruzione”, dichiara Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. “Entro il 2025 dovremmo vivere in un’Europa in cui i confini non impediscano le esperienze di apprendimento, studio e ricerca, in cui vivere in un altro Stato membro per studiare, apprendere o lavorare sia la norma”.

Nel corso degli anni l’Unione europea ha svolto un ruolo importante nelle politiche sull’istruzione di tutti gli Stati membri, soprattutto per quanto riguarda le attività transfrontaliere. Ad esempio, in 30 anni il programma Erasmus (Erasmus Plus dal 2014) ha permesso a 9 milioni di persone di studiare, formarsi, insegnare o fare volontariato in un altra nazione.  A partire dal 2000 gli Stati membri collaborano nell’ambito del quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione, che fissa obiettivi e parametri di riferimento comuni. Grazie anche alle politiche comunitarie, rivendica la Commissione Ue, l’abbandono scolastico è passato dal 13,9% del 2010 al 10,7% del 2016. L’obiettivo è raggiungere il 10% entro il 2020. Il tasso di istruzione terziaria è passato dal 34% del 2010 al 39,1% del 2016, l’Ue vuole arrivare al 40% entro il 2020.

Tags: commissione europeaCorpo di volontariato europeoerasmusformazioneGoteborgpolitica sull'istruzione ue

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