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Home » Economia » Weidmann: il Regno Unito fa ancora in tempo a ripensarci

Weidmann: il Regno Unito fa ancora in tempo a ripensarci

Al Warwick Economics Summit il presidente della Banca centrale tedesca ha affermato che la membership europea del Regno Unito avvantaggia tutti, mentre l’ex presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet ha dichiarato che non si sarebbe mai aspettato l’esplosione della crisi economica in Europa

Giulio Colazzo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Giulio_Col96" target="_blank">@Giulio_Col96</a> di Giulio Colazzo @Giulio_Col96
6 Febbraio 2018
in Economia, Politica Estera

Coventry (GB) – Il presidente della Deutsche Bundesbank Jens Weidmann sostiene che il Regno Unito ha ancora la possibilità di ritrattare la propria decisione di lasciare l’Ue. In un videomessaggio al Warwick Economics Summit, conferenza studentesca dell’università di Warwick da lui definita come “un eccezionale evento che fornisce agli studenti una piattaforma internazionale di discussione di stimolanti temi politici ed economici”, il presidente della Banca centrale tedesca ha affermato che nessuna decisione è irreversibile.

“Il Regno Unito dovrebbe pensarci, l’adesione all’Ue ha dato impulso al commercio britannico e di altri stati membri per più del 50% e ha fatto aumentare la produttività del paese fino al 10%” ha detto l’economista tedesco a proposito della Brexit, aggiungendo che “anche l’Ue ha guadagnato dalla membership del Regno Unito come risultato della disponibilità del Paese all’apertura e alla flessibilità dei mercati”. Weidmann ha anche ammesso che dopo il referendum sulla Brexit molte proposte sono state avanzate, in particolare dalla Francia, dalla Germania e dalla Commissione Europea, per procedere nell’integrazione. “La sussidiarietà deve essere il principio guida in questo dibattito, perché solo dopo aver valutato cosa lasciare alla giurisdizione nazionale e cosa trasferire tra le competenze dell’Ue si può discutere se potenziare il bilancio comune europeo o comunitarizzare la politica fiscale ed economica” ha detto il presidente della Deutsche Bundesbank, dicendo, infine, che “in un mondo globalizzato l’Europa è la soluzione, non la causa dei problemi”.

Al Warwick Economics Summit è anche intervenuto per videomessaggio l’ex presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, il quale ha sostenuto che prima della crisi economica l’Ue godeva di grande consenso e che la bassa inflazione e la bassa volatilità dei prezzi tutto lasciavano presagire fuorché l’eventualità di shock finanziari. “Questo mi ha insegnato che dobbiamo sempre avere la capacità di guardare oltre la visione dominante e renderci conto dei vantaggi e dei pericoli dello status quo” ha detto l’economista francese, aggiungendo che “infatti non ci aspettavamo che il rapido sviluppo della tecnologia e della globalizzazione potesse dare vita ad un nuovo universo finanziario ed economico in cui la trasmissione degli shock finanziari non era mai stata così rapida”. Inoltre l’ex presidente della Banca centrale europea si è espresso sulle lezioni da trarre dalla crisi del 2008, affermando che “ho realizzato che lasciare l’indebitamento nel settore pubblico e privato crescere ai ritmi in cui sta crescendo ancora oggi in proporzione al PIL globale è stato, e continua ad essere, una delle cause maggiori della crisi”. Trichet ha concluso il suo discorso sostenendo che, al fine di garantire un livello appropriato di stabilità finanziaria ed un taglio all’indebitamento, la macroeconomia resta essenziale, mentre, al fine di rendere la macroeconomia più sana possibile, l’indipendenza della Bce e di tutte le banche centrali è indispensabile.

Il Warwick Econimics Summit si è concluso con il discorso di Ian Cross, ufficiale medico dell’organizzazione internazionale Medici Senza Frontiere. Egli ha portato testimonianza dell’operato dell’organizzazione in Bangladesh, dove sono insediati 656.000 membri del gruppo etnico di religione islamica dei Rohingya, una delle minoranze etniche più perseguitate al mondo, costretti a rifugiarsi in Bangladesh a causa delle persecuzioni religiose che subivano in Myanmar. “Facciamo del nostro meglio ma abbiamo degli ospedali fatti di plastica e bambù e dobbiamo visitare 500 pazienti ogni giorno, di cui 100 gravi e il 30% dei quali sono bambini sotto i 5 anni” ha dichiarato il medico, aggiungendo che “queste persone sono trattate come bestie e sono private della benché minima assistenza sanitaria”. “Infatti” ha proseguito “l’assenza di vaccini li espone a malattie che in Europa sono quasi completamente debellate, come difterite, poliomielite e rabbia, ma anche a disturbi legati alla malnutrizione, come diarrea ed infezioni respiratorie”. Il medico ufficiale di Medici Senza Frontiere ha affermato che, pur nelle difficoltà in cui si trovano ad operare, l’organizzazione ha risposto a questa crisi sanitaria in Bangladesh molto sollecitamente e costituisce un punto di riferimento per le altre associazioni sanitarie attive nella regione.

Tags: bcebrexitcommissione europeacrisi economicafranciagermaniaJean-Claude TrichetJens WeidmannMedici Senza FrontiereRegno UnitoUeWarwick Economics Summit

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