Bruxelles – Gli Stati membri devono sempre recuperare l’aiuto di Stato illegittimo, quindi la Commissione europea deve esigere dall’Italia la restituzione delle agevolazioni concesse alla Chiesa nella forma di esenzioni Ici/Imu dal 2006 al 2011 (governo Prodi e poi governo Berlusconi). Le conclusioni generali dell’avvocato generale Melchior Wathelet più che penalizzare l’Italia colpiscono l’esecutivo comunitario, reo di non aver fatto applicare le regole europee.
Il 19 dicembre 2012 la Commissione europea giudicò incompatibili con le norme dell’Ue sugli aiuti di Stato le esenzioni concesse agli enti non commerciali ecclesiastici (strutture assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali), ma non ingiunse all’Italia di recuperare l’aiuto. Questo perché le autorità italiane, nel frattempo, dimostrarono di non non essere in grado di poterlo fare. Il recupero degli aiuti, nelle spiegazioni offerte dall’Italia, sarebbe stato impossibile. Le banche-dati fiscali e catastali esistenti non permettevano di determinare se e in che misura l’immobile di proprietà dell’ente non commerciale fosse stato utilizzato per attività economiche.
Secondo l’avvocato generale l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative imputabili allo Stato (nella specie: mancata predisposizione di adeguate banche-dati) “non giustifica un’eccezione alla regola per cui gli aiuti di Stato illegali vanno recuperati”. Se la Corte dovesse confermare l’impostazione suggerita dall’avvocato generale, l’Italia si vedrebbe implicitamente obbligata a procedere alla riforma del sistema catastale, problema alla base del procedimento. Nessun problema, invece sull’attuale sistema di tassazione. Dopo la trasformazione dell’Ici in Imu, l’esenzione riguarda infatti solo gli immobili in cui gli enti ecclesiastici non svolgono attività economiche.