Bruxelles – Lascia un po’ l’amaro in bocca l’intervento al Parlamento europeo del Ceo di Facebook Mark Zuckerberg del 22 maggio.
Il numero uno di Menlo Park era stato chiamato dagli eurodeputati a rispondere a questioni legate alla privacy dei dati – ma anche alle fake news, al bullismo e altro – all’indomani dello scandalo che ha coinvolto il colosso del quale è alla guida e la società britannica Cambridge Analytica.
Complice anche anche la ristrettezza dei tempi, Zuckerberg ha risposto in modo evasivo alle domande che i deputati gli hanno posto, nel corso di un’audizione che è sembrata la versione edulcorata e in tono minore di quella al Congresso statunitense un mese fa.
“Zuckerberg non era obbligato a venire” si è difeso il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che è stato uno dei promotori dell’iniziativa durante la conferenza stampa che è seguita all’incontro.
L’inventore di Facebook “ha risposto al nostro invito, la riunione è durata oltre un’ora e mezza, ci sono state tantissime domande” alle quali “lui ha risposto per mezz’ora e si è impegnato a rispondere (successivamente in modo più dettagliato) per iscritto”, ha aggiunto Tajani.
Scuse e contromisure
Durante l’audizione, gli eurodeputati hanno posto a Zuckerberg una grande quantità di quesiti sull’uso improprio dei dati, le fake news, manipolazione delle elezioni politiche, i profili fasulli, il cyberbullismo, la tassazione e l’antitrust, il terrorismo e sul rapporto di Facebook con il regolamento generale sulla protezione dei dati che entrerà in vigore nell’Ue il 25 maggio.
Nel suo intervento, Zuckerberg si è scusato ripetutamente, spiegando che sia che “si tratti di notizie false, interferenze straniere nelle elezioni o di sviluppatori che fanno cattivo uso delle informazioni della gente”, Facebook “non ha preso una visione sufficientemente ampia delle sue responsabilità”, aggiungendo poi che “è stato un errore, e mi dispiace”.
Oltre alle scuse, il Ceo di Facebook ha descritto alcune delle contromisure che il social network intende mettere in atto per contrastare le distorsioni che ha generato e continua a generare in vari settori, e, in modo più ampio, nella società.
Aprendo la riunione, Tajani aveva ricordato che “la democrazia non deve e non può essere trasformata in un’operazione di marketing, in cui chi si impossessa dei nostri dati acquisisce un vantaggio politico”.
“Nel 2016 siamo stati troppo lenti a identificare l’interferenza russa su Facebook nelle elezioni presidenziali americane”, ha ammesso il numero uno di Facebook, aggiungendo che i dipendenti del colosso erano “più concentrati sugli attacchi cibernetici tradizionali”.
Da allora, ha spiegato Zuckerberg, “investimenti significativi” sono stati fatti per “per rendere più difficile che questi attacchi accadano su Facebook” e ulteriori investimenti verranno fatti per aumentare a 20 mila il numero delle persone impiegato nella sicurezza dell’azienda.
“Abbiamo sospeso oltre 200 applicazioni” ha aggiunto Zuckerberg, che “potrebbero aver abusato dei dati in possesso come Cambridge Analytica”, ma, ha ammesso, “ci saranno altre app che identificheremo e dovremo sopprimere” – e ci vorrà del tempo.
Oltre ad assumere personale che operi nella sicurezza (e che “operi in ogni paese e lingua”) per combattere le fake news, ha spiegato Zuckerberg, l’azienda statunitense sta puntando anche sull’intelligenza artificiale.
“Sviluppare strumenti di intelligenza artificiale” per segnalare i contenuti inappropriati sin dall’inizio e rimuoverli è fondamentale, ha sottolineato, soprattutto perché sono in grado di individuarli “prima che qualcuno ce lo faccia sapere”. In passato, ha spiegato Zuckerberg, “la nostra politica è stata che la comunità segnalava cose e noi reagivamo”.
Ad esempio, ha spiegato il numero uno di Facebook, “abbiamo sviluppato sistemi per identificare profili fasulli quanto vengono registrati” che “ci ha permesso nel primo trimestre del 2018 di chiudere 580 milioni di account fasulli, molti dei quali nei primi minuti”.
Questi strumenti serviranno anche per combattere il cyberbullismo, lo hate speech e contenuti inneggianti al terrorismo, che, ha detto Zuckerberg, “non deve avere posto nei nostri servizi”.
Ma il numero uno di Facebook si è soffermato (brevemente) anche su altre domande poste dagli eurodeputati.
A chi chiedeva quale sarebbe stato l’approccio del colosso di fronte alla regolamentazione europea, Zuckerberg ha spiegato che una certa regolamentazione è “importante e inevitabile” anche se il quadro deve essere “flessibile e permettere l’innovazione” in modo che le start up non abbiano “un onere eccessivo”.
L’imprenditore statunitense si è anche soffermato su alcune domande relative alla libertà di idee – di fronte a eurodeputati che chiedevano da un lato maggiore censura per contenuti politici inappropriati e altri che vorrebbero invece maggiore libertà.
“Vogliamo che le persone condividano qualunque idea sulla piattaforma e che ci sia un’ampia varietà di scambi politici”, ha spiegato.
Infine, per quanto riguarda il regolamento Ue sulla protezione dei dati, Zuckerberg ha promesso che un “nutrito team” è al lavoro per far si che Facebook si adegui entro il 25 maggio.
Soddisfatto Tajani al termine dell’incontro, nonostante abbia precisato che le scuse “non bastano ovviamente” e che anche se Zuckerberg “ci ha fornito alcune rassicurazioni” il Parlamento europeo vigilerà perché siano rispettate”.