AGGIORNAMENTO ORE 18.58
Il governo ha presentato un emendamento, che è stato poi approvato dai deputati, che prevede che il Parlamento possa esprimersi sui termini definitivi che saranno determinati dall’esecutivo in base alla Withdrawall Bill, la legge per lasciare l’Unione, e dunque Lee ha annunciato la sua soddisfazione annunciando la sua astensione anziché il voto contrario: “E’ valsa la pena dimettersi”, ha commentato.
Delighted that the Government has agreed to introduce an amendment to the EU Withdrawal Bill which will give Parliament the voice I always wanted it to have in the Brexit process. This justifies my decision to resign and makes it a lot less painful.
— Dr Phillip Lee (@DrPhillipLee) June 12, 2018
However, I can only vote on the amendment that is before Parliament. I resigned because I could not support the Government's opposition to the Lords' amendment and still cannot. But the Prime Minister has given her word. I trust her and so I will abstain.
— Dr Phillip Lee (@DrPhillipLee) June 12, 2018
Bruxelles – Il ministro della Giustizia britannico Phillip Lee si è dimesso stamattina dal suo incarico per poter votare contro il governo della premier Theresa May sulle sue proposte relative alla Brexit. Facendosi da parte al momento delle prime votazioni sulla proposta di legge sul divorzio del Regno Unito dall’Ue (sulla quale il dibattito è iniziato oggi), messa a punto dal primo ministro britannico con non pochi grattacapi e modifiche in corso d’opera, l’ormai ex ministro della Giustizia avrà, volente o nolente, sollecitato tutti i parlamentari di minor peso ancora indecisi se ribellarsi o meno al governo, come riporta oggi il Guardian.
La maggior parte degli undici “ribelli” sulla votazione dell’emendamento Brexit, capeggiati dall’ex Attorney general Dominic Grieve, hanno dichiarato che non recederanno dalla loro posizione ferma. Come sempre nel Parlamento di Londra, ogni voto può risultare decisivo, e May, nonostante le promesse dell’ultimo minuto ai parlamentari dissidenti, è andata sotto nella votazione di dicembre scorso per soli quattro voti di differenza.
Gli esponenti del partito conservatore britannico insistono nel dire che “l’intenzione di Lee non è quella di scatenare un terremoto politico nel governo, ma quella di assicurare un voto significativo sulla proposta di legge definitiva su Brexit”. Intanto Lee, nel suo comunicato di dimissioni, ha dichiarato: “Non so se riuscirei a perdonarmi di aver lasciato passare l’emendamento Brexit nei termini attuali”.
Questo gesto eclatante avrà conseguenze, come l’influenza che tali dimissioni eserciteranno sui parlamentari conservatori, specialmente su coloro che detengono un incarico ministeriale. Inoltre, se l’opposizione e i ‘ribelli’ del partito conservatore riuscissero ad infliggere una pesante sconfitta al governo britannico, il potere negoziale della premier britannica sulla Brexit con l’Ue, nonché la sua stessa credibilità politica, potrebbero risultarne compromessi.
Peraltro queste dimissioni costituiscono un affronto personale a May. Infatti l’ex ministro della Giustizia e la premier britannica vengono dipinti come buoni amici, in quanto Lee ritiene Theresa May un ottimo leader per il Regno Unito, ma ha anche detto che “una visione più ampia e maggiore integrità sono necessarie”.
Mentre ieri sera Lee si è presentato alla seduta del comitato che riunisce i 22 deputati Tory durante la quale la premier ha cercato di uniformare i membri del partito sull’emendamento Brexit, ma oggi il partito appare più diviso che mai.