Si è infine risolto il ventennale litigio fra Grecia e Macedonia sulla denominazione dell’ex Repubblica Iugoslava che, a sentire Atene, usurpava col suo nome di riporto la tradizione ellenica e, facendo il verso all’omonima regione greca, ne minacciava l’integrità territoriale. Vent’anni ci sono voluti per tirar fuori la più sciatta, la più banale delle soluzioni, tanto che viene da pensare che il problema in fondo non fosse mai esistito e che tutta la disputa si riducesse a isteria sovranista e celodurismo balcanico.
Perché se dopo aver strillato per decenni e avere imposto alla povera Macedonia l’umiliazione di un nome, FYROM, che sembrava quello di un farmaco, la Grecia oggi si accontenta del becerissimo “Macedonia del Nord”, vuol dire che questa faccenda non era poi così grave e si poteva risolvere prima. La Macedonia dal canto suo perde una grande occasione di creatività geopolitica. È anche in queste cose che si vede lo spirito di un popolo e la sua capacità di trovarsi un posto nel consesso delle nazioni. I macedoni del nord avrebbero potuto darsi il più fantasioso, il più burlesco, il più rivoluzionario dei nomi e infrangere così le regole dello stantio statalismo nazionalista, codino e tribale. I macedoni avrebbero potuto inventare un paese onirico. Invece si sono autocastrati con la solita denominazione da bussola. Come se nulla potesse esistere senza essere nord o sud, est o ovest di qualcos’altro. Di fatto, quando di un luogo si invoca ogni suo punto cardinale, è il luogo stesso che finisce per scomparire. Quando c’erano Berlino est e Berlino ovest, mancava Berlino. Oggi che c’è la Macedonia del nord, quell’altra diventa inesorabilmente quella del sud. E così viene a mancare proprio lei, la materia del contendere, quella che i due litiganti avevano paura di perdere: la Macedonia.
Ma se la Macedonia del Nord non ne ha avuto il coraggio, la facciamo noi un’esplorazione dei tanti nomi più divertenti e evocatori che avrebbe potuto darsi. A cominciare da Tuttifruttonia, che senza girarci attorno celebra quello a cui sempre noi italiani pensiamo a sentire la parola Macedonia. Dopo tutto siamo anche noi vicini della Macedonia e quanto la Grecia dovremmo avere voce in capitolo nella ricerca di un nome. Marmellandia poteva essere un’alternativa cotta, un nome più invernale, vero, ma anche suggestivo, che lascia le dita appiccicose. Di ispirazione più moderna poteva essere Fantastilandia, anche se fa un po’ troppo parco acquatico e alla fine è chiassoso. Con un richiamo alle ricchezze naturali del paese sarebbe suonato bene anche Pecoronia, un po’ meno Capronia, impietoso Rusticonia. Ma Skopje avrebbe potuto avventurarsi in nomi ancor più fantasiosi, come quelli dei paesi immaginari nei fumetti di Topolino. Gusmania, Slavidonia, Meridania, Solledonia. Cambiando genere, andava bene anche un nome femminile, di quelli mansueti e innocenti che si danno alle barche sui laghi: Rosina, Cinzia, Grazia, Graziella (e mi fermo qui). E perché addirittura non avere il coraggio di occupare nomi di grande prestigio lasciati liberi dagli altri paesi? È a chiamarsi volutamente Bengodi o Cuccagna che si hanno maggiori possibilità di diventarlo. E pensate a quegli sfigati che si sarebbero ritrovati a confinare con il paese di Cuccagna. Emigrare sarebbe stato d’obbligo…