Roma – “Abbiamo avviato un dialogo con la Commissione europea con l’obbiettivo di fissare un livello di deficit coerente con l’obbiettivo del governo di favorire crescita e occupazione”. Lo annuncia il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in audizione di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite. “Il governo si adopererà per ottenere dalle istituzioni europee e da questo Parlamento lo spazio necessario per attuare i punti qualificanti del programma di governo”, prosegue il ministro.
Per “punti qualificanti” del contratto siglato da M5s e Lega si intendono in primis reddito di cittadinanza e flat tax. Al primo il ministro non ha fatto menzione, anche se il programma prevede prima una riforma dei centri per l’impiego e poi l’avvio vero e proprio del sussidio, teso al reintegro nel mercato del lavoro. Sulla flat tax c’è “non è in discussione l’obiettivo” di realizzarla, “ma è in discussione come ci si arriva”. L’idea del governo è “che bisogna partire oggi”, aggiunge il ministro, “ma il programma di governo è di legislatura”. Quindi, precisa, “se non si rinvia bisogna trovare un cronoprogramma per l’applicazione progressiva di una forma di flat tax”.
Su entrambi i punti chiave del programma economico di 5 Stelle e Lega c’è dunque l’intenzione di procedere, ma con cautela. Il punto è che Tria, pur respingendo le accuse di continuità con la gestione economica dei precedenti esecutivi, ammette che sulla tenuta dei conti pubblici questa continuità è necessaria, e l’obbligo di rispettarla “non deriva dagli impegni europei, pur importanti, ma dalla necessità di rafforzare la fiducia degli investitori internazionali e nazionali nei confronti dell’economia italiana”.
A Via XX settembre, dunque, non si tiene conto solo dei possibili richiami di Bruxelles, ma anche della necessità di evitare impennate del tasso di interesse sui titoli di Stato. “La risposta dei mercati finanziari alle nostre scelte di politica economica non dipenderà solo dai livelli di deficit prescelti”, precisa però il titolare dell’Economia. Molto dipende, a suo avviso, “anche dalla composizione del bilancio e dalla qualità delle misure adottate: se perseguiranno credibilmente una crescita più elevata e anche più equilibrata ed inclusiva vi sarà maggiore propensione a finanziare il nostro debito pubblico e dunque anche i rendimenti saranno inferiori”.
Ecco perché, dichiara il ministro, “fermo restando l’obbiettivo di assicurare un calo del debito rispetto al Pil e il non peggioramento del deficit strutturale”, l’esecutivo è determinato ad aumentare la spesa per investimenti. Al contempo, promette Tria, verrà ridotta la spesa corrente. Secondo il titolare dell’Economia, proprio su questo punto l’Italia si è giocata una parte di credibilità negli anni passati. “Non mi piace concentrarmi sulla critica dei precedenti governi”, premette, ma un colpo lo assesta ugualmente: “Se c’è stato un crollo degli investimenti pubblici, le cause possono essere varie ma certamente non è un fatto di natura, come non lo è la degenerazione della spesa corrente”. È questo, denuncia l’esponente dell’esecutivo, ad aver “già posto problemi nella capacità contrattuale in Europa, perché quando si chiede per anni flessibilità per investimenti pubblici e poi si fa il contrario – dice – è chiaro che bisogna dimostrare una svolta per avere maggiore capacità contrattuale”.
Le previsioni sugli scenari futuri, che costituiranno la cornice all’interno della quale verrà disegnata la legge di bilancio, arriveranno in Parlamento “entro il 27 settembre prossimo” con la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, promette Tria. Intanto anticipa che rispettare i saldi previsti per il 2019 “implica un aggiustamento troppo drastico e non riteniamo utile adottare politiche che si possono rivelare pesantemente pro-cicliche qualora si verificasse un abbassamento della crescita”. È la conferma della volontà di disinnescare le clausole di salvaguardia. Un nuovo rinvio ci sarà anche per il pareggio di bilancio, una costante nelle manovre finanziarie si da quando l’obbligo è stato inserito in Costituzione.
Parlando di una economia nazionale “in buono stato di salute”, ed escludendo manovre correttive in autunno, il ministro ha però sottolineato anche la possibilità di una “moderata revisione al ribasso della crescita attesa per il 2018”. Si è registrato un “rallentamento dei consumi in Usa”, che è “l’elemento principale del rallentamento dell’export italiano”. Per il numero uno di Via XX Settembre “dazi e ulteriori misure protezionistiche stabilita da Usa e Cina preoccupano le aziende”, che di conseguenza potrebbero riflettersi in una diminuzione degli investimenti. Come Paese, avverte il ministro Tria, “siamo esposti no solo a un effetto diretto ma anche indiretto del protezionismo, siamo quindi impegnati a scongiurare una guerra commerciale”.