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Home » Economia » Il Parlamento europeo ferma la nuova direttiva sul copyright

Il Parlamento europeo ferma la nuova direttiva sul copyright

La proposta di nuove norme è stata al centro di un aspro dibattito in tutta Europa

Caterina Tani</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/CTBRX" target="_blank">CTBRX</a> di Caterina Tani CTBRX
5 Luglio 2018
in Economia, Cronaca, enindustry

Bruxelles – Il Parlamento europeo ha respinto questa mattina, in un voto molto atteso e dall’esito incerto, la proposta negoziale sulla controversa direttiva sul Copyright. Una maggioranza di 318 deputati ha votato contro, mentre i voti a favore sono stati 278. Il testo ha spaccato trasversalmente i gruppi politici, ed ad esempio i Socialisti&democratici avevano libertà di voto e nel Pd in 5 hanno votato contro.

Importante vittoria sul #copyright! Si torna in commissione e si riapre la discussione. Come ho già detto: tuteliamo i diritti d’autore lasciando #internet libero. #nduma #SaveYourInternet #Wikipedia pic.twitter.com/w1aabjEEpt

— Daniele Viotti (@danieleviotti) July 5, 2018

La proposta di direttiva preparata dalla Commissione europea era stata al centro di ampi dibattiti, in particolar modo in Italia, che avevano visto protagonisti politici e  rappresentanti delle piccole e medie imprese, ma anche artisti di grande calibro – anche non europei, come James Blunt. Sui due fronti, vi erano da un lato coloro reputavano la direttiva un bavaglio contro la libertà del Web, mentre dall’altro gli strenui difensori del diritto d’autore, che si battevano contro la diffusione indiscriminata su piattaforme online di materiale protetto.

Il testo per il mandato negoziale era stato approvato il 20 giugno in Commissione Giustizia del Parlamento con una stretta maggioranza di 13 contro 11 in un voto segreto. A questo punto il voto sul mandato ad avviare il negoziato con il Consiglio per elaborare le nuove regole sul copyright slitta a settembre, e ci sarà un nuovo testo.

IL PARLAMENTO HA APPENA VOTATO, ECCO COME È ANDATA…

Oggi è un giorno importante, dove il buonsenso ha prevalso.

Il Parlamento in seduta plenaria ha rigettato il mandato che la commissione giuridica aveva… https://t.co/DttpMjclmQ

— Isabella Adinolfi (@Isa_Adinolfi) July 5, 2018

Positiva e sorpresa è stata l’accoglienza di molti eurodeputati e rappresentanti delle Pmi alla notizia del respingimento della proposta.

“Il lavoro di un paio d’anni di discussioni” ha spiegato a Eunews l’eurodeputato Brando Benifei del Pd, ha “creato consapevolezza nel Parlamento sull’importanza questione. Il tema è sentito come importante in quanto tocca vari interessi” che “vanno in qualche modo equilibrati”, dal momento che da un lato ci sono quelli degli “autori ed editori mentre dall’altro i altro consumatori, i cittadini, i giornali online”. Il voto di oggi, ha aggiunto Benifei è un “voto che respinge questo testo e che riapre la possibilità per migliorarlo” anche se “sono contrario affossamento della riforma”.

Guardando al futuro, ha spiegato il deputato S&D, vanno fatte delle modifiche. “Rispetto all’ articolo 11” in particolare, ha sottolineato Benifei, “bisogna evitare di istituire il diritto ancillare che richiede” che sia istituito l’obbligo di avere delle “licenze per condividere contenuti da parte di piattaforme quando” per “piattaforma si intende “qualsiasi cosa, anche un sito con commenti”. È necessario, ha aggiunto il deputato, “eliminare l’incertezza giuridica e la limitazione circolazione”.

Il meccanismo delle licenze, ha precisato Benifei, “avrebbe creato un limite grosso alla circolazione. In Spagna e Germania ci sono leggi nazionali ispirate a questo principio, che però sono state disapplicate perché non funzionavano, anche se chi le supportava diceva che estendendole a livello Ue avrebbe funzionato”.

Per quanto riguarda l’articolo 13, ha detto l’eurodeputato ligure, “bisogna impedire il filtraggio preventivo automatico” perché esso avrebbe penalizzato “molte piattaforme che si basano sul caricamento di contenuti da parte utenti o anche piattaforme di remix, cover o parodie”. Inoltre, ha aggiunto Benifei, “i filtri automatici preventivi son fatti da algoritmi” e questo “implica che il sistema, non essendo così intelligente, filtrerebbe contenuti che sarebbero legittimi” mettendo così a rischio la “libertà di espressione”. Ad ogni modo, ha concluso l’europarlamentare S&D, bisogna “capire se se gli articoli 11 e 13 sono emendabili” e se ne riparlerà “a settembre”.

“Mi auguro che lo stop di oggi del Parlamento non porti al punto zero di un’assenza di regole per lungo tempo”, ha commentato la capodelegazione del Pd Patrizia Toia, che si è invece battuta per l’approvazione del mandato negoziale. “Così come il libero mercato ha bisogno di regole – ha aggiunto -, così deve essere per la rete, altrimenti a vincere è la sopraffazione di chi ha più potere, economico e non. Spiace constatare – ha aggiunto Toia – che si sia fatto credere che gli interessi dei forti fossero gli interessi dei cittadini”.

“Il testo respinto dal Parlamento, che tornerà in discussione alla prossima Plenaria di settembre con potenziali rischi di peggioramento, avrebbe chiarito una volta per tutte la responsabilità di quelle piattaforme online che, memorizzando, indicizzando, e quindi sfruttando commercialmente il materiale coperto da copyright, fanno ingenti guadagni col lavoro altrui, senza essere minimamente obbligati a stipulare contratti di licenza coi titolari di diritti, trincerandosi dietro l’esenzione di responsabilità riconosciuta da una normativa obsoleta di ben diciotto anni fa”. Dicono gli eurodeputati Pd Silvia Costa e Luigi Morgano. “Ci rammarica il fatto che sia passata la bugia della link tax – sottolineano i due parlamentari -, quando nel testo è chiaramente scritto che i singoli utenti non sono toccati dalla normativa perché non agiscono a fine commerciali e quindi possono continuare a condividere i link. La protesta assurda inscenata da Wikipedia – che ricordiamo era espressamente esclusa dall’ambito di applicazione della direttiva – evidentemente ha centrato l’obiettivo”.

Ha esultato l’europarlamentare Isabella Adinolfi del Movimento Cinque Stelle alla notizia del respingimento della proposta, dichiarando in un comunicato: “Il buonsenso ha prevalso”. Adesso, ha aggiunto la deputata Efdd,  “si apre una nuova partita. Nella prossima plenaria si terrà un dibattito pubblico e ci sarà la possibilità di presentare emendamenti. Sono convinta che si troverà una soluzione ragionevole e che i due articoli più controversi, l’11 e il 13, verranno aboliti o modificati significativamente”. Il cammino è ancora lungo – ha proseguito Adinolfi – e, “coordinandoci con il ministro Luigi Di Maio, vigileremo affinché la libertà di internet venga salvaguardata al meglio”.

Sul fronte delle associazioni , quella delle televisioni commerciali in Europa (Act) ha dichiarato, a nome di 150 aziende operanti nel settore creativo e culturale attraverso l’Ue: “Vorremmo che i deputati sostenessero buone regole per il copyright che siano la chiave di una economia creativa vibrante e sostenibile. L’industria creativa europea rappresenta il 4,5% del Pil dell’Unione e 12 milioni di posti di lavoro. Siamo il cuore e l’anima delle identità e della pluralità europee”.

Profondamente contrariata dall’esito del voto è l’eurodeputata della sinistra radicale francese Virginie Roziere (che fa parte del gruppo S&D), che ha definito il voto “pericoloso “in quanto “minaccia direttamente gli artisti, a esclusivo beneficio dei Gafa (acronimo di recente conio che indica i colossi del Web Google, Apple, Facebook e Amazon ndr) la cui “violenta e virulenta campagna ha purtroppo dato i suoi frutti”.

“I Gafa – ha continuato Roziere – diffondono massicciamente le opere di artisti europei, spesso senza autorizzazione o remunerazione adeguata. Questa ingiustizia, che mette a repentaglio la sostenibilità del finanziamento della cultura in Europa, non può andare avanti, ed è per questo che vogliamo” gestire “a livello europeo l’attività dei Gafa e creare un diritto alla remunerazione degli artisti per la diffusione digitale delle loro opere “.

Non molto contenta di quanto deciso in plenaria è anche l’associazione News Media Europe –  che rappresenta nuovi media di informazione in europa – , che accusa il Parlamento europeo di “soccombere alla pressione della Silicon Valley”.  Con il voto, fa sapere News Media Europe, si mette a rischio la “protezione legale degli investimenti degli editori nell’era digitale. L’articolo 11, se approvato, rappresenterebbe un passo significativo per gli editori di notizie in tutta Europa nella loro ricerca di una migliore parità di condizioni con le piattaforme online, come Google e Facebook.” Per rimanere competitivi, aggiunge News Media Europe, “gli editori devono essere in grado di competere in modo efficace su tutte le piattaforme, il che richiede diritti chiari e riconosciuti sul mercato. L’attuale mancanza di chiarezza giova a terze parti che svincolano gli investimenti degli editori di stampa a scapito del settore dei media, che non vede un giusto ritorno sul loro investimento”.

Anche la Federazione dei pubblicisti europei (Fep) si aggiunge alla contrarietà di News Media Europe, mettendo in luce l’importanza del copyright per gli autori. “È proprio perché i nostri autori sono protetti dal diritto d’autore che possono scrivere libri divertenti, educativi e istruttivi” fa sapere Fep, aggiungendo: “Ci auguriamo vivamente che quando il testo tornerà alla sessione plenaria, i membri del Parlamento europeo adotteranno un testo che sosterrà e promuoverà le industrie creative di cui l’editoria libraria è una componente guida”.

Tags: Brando BenifeicopyrightDaniele ViottidirettivaIsabella AdinolfiLuigi Morganoparlamento europeopatrizia toiasilvia costavoto

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