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Home » Politica » “Il Fondo sociale europeo può essere un complemento al reddito di cittadinanza”

“Il Fondo sociale europeo può essere un complemento al reddito di cittadinanza”

Il ministro Savona ricorda che la Commissione Ue ha escluso la possibilità di usare fondi europei per un’integrazione al reddito, ma l’esecutivo sta lavorando a una versione che superi questo divieto

Domenico Giovinazzo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@giopicheco" target="_blank">@giopicheco</a> di Domenico Giovinazzo @giopicheco
11 Luglio 2018
in Politica

Roma – Il governo è al lavoro per mettere a punto il reddito di cittadinanza in modo tale da poterlo finanziare, almeno in parte, con risorse del Fondo sociale europeo. Dopo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro per il Lavoro Luigi Di Maio, anche il titolare degli Affari europei Paolo Savona conferma che l’obbiettivo dell’esecutivo è di riuscire a realizzare la promessa cardine della campagna elettorale del M5s, ma senza mettere a rischio i conti pubblici. Attingere a risorse europee esistenti può essere una soluzione.

Rispondendo al ‘question time’, in Aula a Montecitorio, Savona ha ricordato come in passato, sulle risorse del Fse, la Commissione europea abbia “teso a escludere un loro utilizzo per misure di natura esclusivamente passiva” di sostegno al reddito. “Tuttavia”, ha precisato, “in presenza di misure di politiche attive – ad esempio la costituzione di comitati per l’occupazione, come al momento sembra essere previsto nel disegno – le risorse del fondo sociale europeo a complemento di politiche nazionali o locali potrebbero sostenere tali misure, compresa l’eventuale indennità riconosciuta agli partecipanti come rimborso spesa”.

Il punto è dunque organizzare il reddito di cittadinanza non come semplice integrazione al reddito, ma come un sostegno affiancato da politiche attive per l’inserimento o il reinserimento dell’assistito nel mondo nel lavoro. Tanto nel programma elettorale dei 5 stelle quanto nel contratto di governo M5s-Lega, quella di orientare il reddito di cittadinanza all’integrazione dei soggetti emarginati era in effetti una caratteristica già presente, che ora diventa anche una necessità per attingere alle risorse Ue. Per questo, assicura Savona, “il governo sta già lavorando a strutturare un modello di reddito di cittadinanza rispetto al quale talune risorse dei Fondo strutturale europeo potrebbero essere utilizzate secondo le finalità del Fondo stesso”. Per Savona “l’intuizione del vicepremier Luigi Di Maio” di usare fondi comunitari “conferma che il governo intende rispettare i parametri fiscali ricercando le risorse europee nell’ambito già esistente. Tuttavia richiede che lo stesso ministero del Lavoro se ne dia carico nel Consiglio Ue competente come sarà fatto anche da ministero per gli Affari europei”.

A Bruxelles la posizione è che il reddito di cittadinanza non può essere finanziato con il Fondo sociale europeo, per questo il ministro Savona sta spostando la mira su un finanziamento a misure “complementari”. Il presidente del Parlamento europeo è tornato più volte sul tema, negando la possibilità di un finanziamento diretto, ed in una recente intervista a “Panorama” ha riferito che il ministro del Lavoro Luigi “Di Maio aveva avanzato la richiesta, ma [la commissaria europea al Lavoro Marianne] Thyssen gliel’ha spiegato in maniera molto chiara. E’ tecnicamente impossibile: non l’ha mai fatto nessuno Stato europeo”.

Tags: fondi ueFondo sociale europeofsepaolo savonareddito di cittadinanza

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