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Home » Economia » I migranti adulti extra-comuniari studiano più degli europei

I migranti adulti extra-comuniari studiano più degli europei

Secondo i dati Eurostat, il sorpasso avviene soprattutto in Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Portogallo e Germania

Caterina Tani</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/CTBRX" target="_blank">CTBRX</a> di Caterina Tani CTBRX
26 Luglio 2018
in Economia, Cultura, enindustry

Bruxelles – Nonostante l’accoglienza non sempre positiva che l’opinione pubblica riserva loro in alcuni stati europei e le difficoltà legate all’integrazione, i migranti adulti (che hanno, cioè, tra i 25 e i 54 anni) nati al di fuori dell’Unione partecipano di più a corsi di formazione e istruzione nel nuovo Paese di residenza rispetto a persone immigrate nate in un altro Paese Ue, o – addirittura – ai “nativi”.

Secondo alcuni dati pubblicati il 26 luglio dall’ufficio statistico dell’Unione europea Eurostat e relativi al 2017, il 13%, tra migranti provenienti da Paesi extra-Ue, frequenta lezioni per adulti, mentre, di media, la percentuale degli immigrati nati in un altro Paese Ue si attesta all’11%, contro il 12,4% della popolazione nativa.

Se questo dato riflette senza dubbio una buona volontà e spirito di adattamento da parte degli immigrati, sull’altro versante si nota, dalle statistiche, che i Paesi nei quali i migranti “extraeuropei” partecipano di più ai corsi sono tra quelli che hanno le migliori politiche di integrazione, ovvero Svezia (32,4%), Finlandia (32,2%) e Danimarca (28,7%).

Guardando attentamente, tuttavia, si può notare che in questi Stati nordeuropei anche il numero di nativi che usufruisce di questo genere di formazione è molto elevato, segno che, oltre a politiche di integrazione efficaci, anche il sistema educativo è particolarmente funzionale.

Tra i tre Paesi considerati, tuttavia, solo in Finlandia il tasso di migranti provenienti dagli altri continenti che usufruisce dell’istruzione per adulti è più alto rispetto a quello che riguarda i “nativi” (il 30,7%). Guardando i dati, si può notare che lo stesso avviene nel Regno Unito (18,2% contro il 15,2% dei nativi), in Irlanda (17,1% rispetto all’11,5%), e, a seguire, in Portogallo e Germania.

In Italia, dove quasi il 10% della popolazione over-25 prende parte a corsi, appena il 4,3% dei migranti che hanno come luogo d’origine un Paese extra-europeo frequenta tali corsi, secondo dati Eurostat di maggio. Peggio, dell’Italia, solo Croazia (3,1%) e Grecia (2,1%). Paese, quest’ultimo, che più di ogni altro, insieme all’Italia si trova a gestire quotidianamente il problema degli arrivi, senza avere, tuttavia, politiche adeguate per la gestione successiva della questione.

Tags: educazioneeurostatformazioneimmigratiintegrazioneistruzioneLifelong learningmigrantistudio

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