Bruxelles – Disboscamento selvaggio compiuto per errore, un edificio in manutenzione da anni e che invece di essere finito cede ancora per infiltrazioni. Una barzelletta? Uno scherzo? Realtà che supera l’immaginazione? No, il Belgio. Racchiuso e sintetizzato in due fogli di giornale, dove vengono messi uno a fianco all’altro, in successione, due riquadri contenenti frammenti di tipica normalità ‘belge’. Resoconti di vita di un Paese che ha dati i natali a uno dei maggiori esponenti del surrealismo, René Magritte. E non a caso, viene da pensare.
Può una fonte di illuminazione creare oscurità? No, poiché è concepita per eliminarla. Eppure l’arte di matrice belga ci ha insegnato che tutto può essere sovvertito. Vedasi in tal senso ‘La fata ignorante’ del succitato pittore. Può un cantiere concepito per ristrutturare e rendere stabile un edificio portare l’immobile a cedimenti strutturali? Verrebbe da dire di no, eppure ecco il giornale riportare la notizia del crollo di un soffitto dal palazzo di giustizia di Bruxelles. Infiltrazioni d’acqua, sembrerebbe. Nulla di strano, in un Paese mai orfano di piogge e rovesci. Va detto che il Palais de Justice, per dirla alla belga (versione francofona), è in fase di ristrutturazione perenne. La campagna di restauro è iniziata negli anni Ottanta, e a oggi i ponteggi fanno ancora bella mostra di sé. Ma a giudicare dalle pagine di cronaca, del tutto inutilmente.
Ci si sposta sull’altra facciata del quotidiano, ed ecco un’altra performance fuori dal comune. Può capitare di sbagliarsi e abbattere un albero? Se come svista può sembrare bizzarra, provate a moltiplicarla per duecento. Lo hanno fatto per davvero a Torhout, città del quadrante occidentale del regno, dove effettivamente per abbattere un ‘boom’, per dirla sempre alla belga (stavolta versione neerlandese) di fusti ne sono stati eliminati oltre duecento. Per un malinteso. L’Agenzia fiamminga per la gestione delle strade del traffico (Awv) aveva chiesto la rimozione di pochi esemplari, e la potatura degli altri. L’impresa responsabile deve aver capito tutt’altro, perché ha buttato giù tutto. La città si scusa, ma intanto, per sbaglio, ha perso l’equivalente di un piccolo bosco. Surreale, vero? Nulla di strano, tutto ordinariamente belga.
No, nessuna fake news, in un Paese dove un membro della casa reale involontariamente rende sordo ad un orecchio il primo ministro, e dove sempre per errore è andata in onda un’intervista televisiva a un commissario di polizia col volto coperto e nome e cognome in sovrimpressione (per giunta non suoi), che ha poi fatto il giro del mondo. Quelli riportati dalla stampa nazionale non sono altro che due esempi di “automatismo dettato dal pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. Trattasi dunque non di notizie bensì di pratiche da manuale, in questo caso manifesto. Quello surrealista.