dall’inviato
Strasburgo – Olandese, 44 anni, origini italiane, una vita votata all’attivismo e alla politica. In sintesi Judith Sargentini, la deputata europea capace di portare il Parlamento europeo laddove nessuno aveva chiesto di spingersi, vale a dire a mettere in stato d’accusa il capo di un governo di uno Stato membro.
Il rifiuto per il nazi-fascismo (è nel consiglio d’amministrazione del museo della resistenza di Amsterdam), l’amore per la cultura (è anche nel consiglio di amministrazione della fondazione Ni-producties, ad Amsterdam, che si occupa di produzioni teatrali), l’attenzione per l’Europa (per un anno responsabile comunicazione presso il Centro europeo di informazione dei giovani sull’Unione europea), una laurea in lettere. Di lei molto si può dire, ma non che sia l’ultima arrivata.
In Parlamento europeo è approdata nel 2009, come capo delegazione del suo partito, la Sinistra Verde. Nel suo biglietto da visita per Bruxelles e Strasburgo l’ecologismo, ma pure principi e valori. Così all’attività di commissioni aggiunge quella degli intergruppi, nello specifico quello per i diritti Lgbt.
Attiva su questioni di immigrazione e cooperazione allo sviluppo, nel 2014 lega il proprio nome alla riforma delle direttiva antiriciclaggio, facendo approvare dall’Aula le modifiche che istituiscono registri pubblici nazionali in cui si elencano i beneficiari effettivi di tutte le società e i trust dell’Ue. Un cambiamento non da poco.
Fin qui in questa legislatura 146 interrogazioni parlamentari, 198 mozioni, 122 interventi in Aula, 32 pareri. E per 19 volte il ruolo di responsabile di dossier. Europarlamentare instancabile, non sa cosa significhi la parola “assenteismo”, e finisce per diventare punto di forza della sua delegazione e del suo gruppo.
Forte del suo lavoro arriva a diventare responsabile dello spinoso dossier ungherese, a dimostrazione che la meritocrazia, quella vera, paga. La vittoria in Plenaria è invece lì a ricordare che l’esperienza conta, contrariamente a quanto potrebbe pensare qualcuno. E non solo.
Nel giorno della verità qualcuno non ha potuto fare a meno di soffermarsi sul suo maglioncino verde e la sua acconciatura. In un mondo sempre più attento al modo in cui ci si presenta, Sargentini si distingue per il suo lavoro più che per il suo apparire, a dimostrazione che semplicità e sobrietà non escludono serietà e capacità. E insieme ad Orban, mette all’angolo una buona fetta della società.