La posizione dei Cinque Stelle sulla questione del Copyright su Internet è ancor più rivelatrice della natura illiberale del movimento e di come esso si ispiri a idee di matrice totalitaria.
La proposta di direttiva del Parlamento europeo impone alle piattaforme internet di assicurare il giusto riconoscimento al lavoro intellettuale di autori e editori pagando i diritti per la pubblicazione di contenuti di loro creazione. Se un musicista o uno scrittore non può riscuotere i compensi cui ha diritto per la pubblicazione di sue opere in rete, la sua stessa esistenza come professionista viene messa in pericolo e con essa la sua libertà di espressione. In altre parole, negando ad autori e editori i giusti proventi del loro mestiere, questi scomparirebbero da internet in gran numero, lasciando il quasi monopolio ai colossi dell’informazione che già si procurano enormi ricavi e così disporrebbero anche di un incontrollato potere di manipolazione e influenza. Ed è qui che interviene l’interesse dei Cinque Stelle per un Internet senza regole.
Perché è esattamente quello di cui il Movimento ha bisogno per massimizzare l’influenza della piattaforma Rousseau, strumento attraverso il quale i pentastellati si governano e diffondono la loro visione di società. Come ho già scritto altrove, non è un caso che la piattaforma dell’azienda Casaleggio porti il nome del filosofo francese. Rousseau professava l’idea di una limitazione della libertà individuale che venisse accettata per libera scelta dai cittadini, sotto la guida di sovrani illuminati. Ed è proprio questa la struttura del movimento fondato da Grillo, dove un’opaca azienda detta la linea politica, crea e demolisce i suoi leader ed espelle chiunque tenti di suscitare un dibattito critico al suo interno.
Il pensiero filosofico di Rousseau era certo più complesso di come l’ho brutalmente presentato, ma come scrive Isaiah Berlin nel suo saggio “La libertà e i suoi traditori” (Adelphi), esso conteneva la radice di quel pensiero totalitario all’origine di regimi che, pretendendo di sapere quel che fa bene al popolo, hanno soffocato ogni libertà.
Ai Cinque Stelle inoltre fa paura ogni critica, ogni spirito libero che metta in discussione i loro dettami ed è per questo che non vedono di buon occhio la diversità culturale, il libero giornalismo e la varietà di pensiero che la direttiva del Parlamento Europeo favorisce. Si proclamano difensori della libertà della rete, ma intendono piuttosto la loro libertà di spadroneggiare nella rete senza antagonisti, perché non fa bene al popolo sentire opinioni diverse dalle loro. Questa vena autoritaria e liberticida del Movimento è forse più pericolosa del sovranismo sbruffone della Lega, regolarmente riportata alla realtà dal suo elettorato di imprenditori e liberi professionisti, che ha bisogno di Europa, di euro e di stabilità.
I Cinque Stelle inneggiano a una libertà finta, chiusa nel recinto delle condizioni da loro imposte e intesa come diritto di far tacere gli altri, accusati di aver parlato troppo, come se esistesse un troppo pieno di libertà dell’avversario politico che deve andare compensato con la sua censura. Se i Cinque Stelle credessero davvero nella libertà della rete, renderebbero pubblici i dati della piattaforma Rousseau come fa ogni partito politico anziché tenerli segreti come un’organizzazione clandestina.
Molti osservatori hanno scommesso su una normalizzazione dei Cinque Stelle e su una loro maturazione politica. Io credo invece che il Movimento sia divenuto il ricettacolo delle idee più arretrate di immobilismo, statalismo e assistenzialismo, scaturite nella società italiana dall’ignoranza e dalla disinformazione, dal pregiudizio e dalla chiusura mentale di intere generazioni condizionate dal mito berlusconiano del successo personale e del denaro facile avulso dall’impegno e dallo studio, nel sistematico sbeffeggiamento di ogni autorità. Idee ancora più pericolose perché nella disillusione del sogno infranto, ora paventano una società tribale, rinunciataria, conservatrice del vecchio e terrorizzata dal nuovo, governata da uno Stato frugale e fanatico, dove l’individuo viene assolto da ogni responsabilità in cambio della rinuncia alla propria libertà.