Bruxelles – Dopo i Popolari (Ppe), anche i socialdemocratici europei (Pse) hanno un loro primo candidato ufficiale per la guida della prossima Commissione Ue. Maros Sefcovic, attuale commissario per l’Unione dell’energia e già responsabile per i rapporti inter-istituzionali per la Commissione Barroso II, annuncia di voler correre per le elezioni di maggio. E’ il primo concorrente ufficiale di Manfred Weber, candidato del centrodestra europeo.
Volto noto in patria (Slovacchia) e nome conosciuto a Bruxelles, resta da capire quanto conosciuto sia negli Stati membri e quanti consensi saprà attrarre in giro per l’Europa. Lui ci prova, forte delle scommesse già vinte. La prima, quella di essere stato parte di cambiamenti importanti, storici, nel suo Paese e fuori. Proviene da un ex Paese comunista, una volta vicino, troppo vicino a Mosca. E’ un uomo dell’est, espressione di un est meno scettico sull’Europa.
La Slovacchia ha adottato la moneta unica, è fuori dal gruppo di Vysegrad che tanto lavora alla ‘contro-rivoluzione’ comunitaria. L’attuale governo di Bratislava frena sull’immigrazione, ma nel complesso non si è mai distinto per i tentativi disgregativi.
Una carriera diplomatica, ambasciatore presso l’Ue dal 2004 al 2009, poi il passaggio in Commissione. “Non avrei mai immaginato che l’Europa sarebbe potuta essere libera, e che avrei lavorato per lei”. Le parole di Sefcovic sono un elogio al progetto comunitario. Che intende rilanciare. “Dobbiamo smetterla di pensare in termini di nord-sud, est-ovest”. In questo ricalca il suo sfidante del Ppe. Anche lui ha promesso di ridurre distanze e differenze. Sefcovic promette di lavorare per tutti. Perché , spiega, “dobbiamo farcela da soli, perché non possiamo fare affidamento in nessun altro”.
Ricorda i tempi di “incertezze” che attraversano l’Europa, legate alle incognite in chiave internazionale. Alleanze di lungo corso date per scontate che scontate non sono più. Un riferimento agli Stati Uniti di Donald Trump, e pure alla Turchia di Recep Tayip Erdogan. In chiave economica, un riferimento alla trasformazione del mercato del lavoro. “Parlo dell’incertezza legata anche all’automazione”.
Lanciando la sua personale campagna elettorale Sefcovic promette un’agenda sociale. “I benefici della globalizzazione non sono distribuiti in modo equo”, lamenta. Lascia intendere quindi che si farà promotore di diritti dei lavoratori. Allo stesso tempo “voglio una grande strategia industriale”, che il candidato del Pse pensa di costruire su “partenariati pubblico-privati”.
Ma la grande sfida, quella vera, è strappare gli elettori di tutta Europa dalla grinfie di populisti e destra estrema. “Quello che mi preoccupa maggiormente sono le false promesse. Dappertutto in Europa vengono offerte visioni semplicistiche, populisti e razzisti sfruttano le paure, e giocano col fuoco per distruggere l’Europa”. In questo Sefcovic si distingue già dal suo concorrente, che invece a questi potenziali incendiari strizza l’occhio.
Sefcovic invece ha altre intenzioni. Riconosce che l’Italia fa paura. “Siamo tutti preoccupati” dal nuovo corso tricolore. “Dobbiamo assicurarci che in futuro l’Italia torni a essere di nuovo il grande Paese del G7 fortemente pro-Ue” che fu. Riferimenti al vicepremier Matteo Salvini, che ribatte. “Adesso – scrive il leader leghista su Facebook – si interessano a noi ma per anni gli euroburocrati hanno ignorato le richieste d’aiuto del nostro paese per fermare gli sbarchi e ci hanno rifilato 700mila immigrati. Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere”