Bruxelles – Il partito laburista britannico ha approvato la mozione annunciata lunedì per tornare quanto prima alle urne, vuoi che sia per un secondo referendum sulla Brexit, vuoi che sia per delle elezioni anticipate. Così è stato deciso nel corso della Conferenza annuale del partito, tenutasi in questi giorni a Liverpool; il leader Labour Jeremy Corbyn, però, non ha nascosto di preferire l’ipotesi delle elezioni generali, presupposto per cui “il secondo referendum non ci sarebbe”. Non è da escludere, quindi, che in Parlamento il principale partito all’opposizione voti contro un eventuale accordo “debole” di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
Non ha tardato ad arrivare la risposta della premier britannica Theresa May, che si è fatta sentire chiaramente pur essendo oltreoceano. “Nessun secondo referendum, la gente ha già votato e rispetteremo quel voto”, ha affermato dal palazzo di vetro dell’Onu a New York, dove si trova in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Rispondendo ai giornalisti, May ha affermato che sta “lavorando per raggiungere un buon accordo con l’Europa nell’interesse del Regno Unito”, e che “andare a nuove elezioni non sarebbe auspicabile per il paese”.
Quali che siano le volontà di May, non è unicamente nelle sue mani il potere di evitare lo scenario delle nuove elezioni: gli eventi potrebbero portarla a doverle chiamare nonostante la sua ferma opposizione. In effetti, se l’accordo sulla Brexit dovesse essere respinto dal Parlamento, ciò potrebbe essere considerato un’aperta espressione di sfiducia ed essere motivo sufficiente per tornare al voto.
Intanto, l’accordo tra il governo del Regno Unito e l’Unione europea sembra ancora lontano.