Roma – A Bruxelles non esistono “mostri” incattiviti con l’Italia; semmai è Roma che non rispetta la parola data. Il messaggio che arriva dal presidente della commissione Europea è chiaro e forte. Jean-Claude Juncker accusa il governo Conte senza mezzi termini. In un’intervista a Le Monde la censura di Bruxelles è totale. Con allegato appello alle autorità italiane affinché “rispettino le regole per non mettere in pericolo la solidarietà europea”.
Il presidente della Commissione Ue poi precisa: il debito italiano è molto maggiore di quello francese, e i suoi obiettivi di deficit sono cambiati. “La Francia sta mantenendo la sua parola”, ha detto il lussemburghese, “l’Italia no”.
Juncker ha ricordato tra l’altro che “se l’Italia ha potuto investire così tanto negli ultimi anni è perché ho aumentato la flessibilità del patto di stabilità e crescita”, e la cosa gli è costata “le scocciature di alcuni Stati membri”. Aggiunge, nell’intervista: “Ho voluto che si tenessero in considerazione i cicli economici e le spese straordinarie, come quelle legate alla crisi dei rifugiati. Roma ha così potuto spendere 30 miliardi di euro in più rispetto a quanto avrebbe dovuto se avessimo applicato le regole in modo meccanico”.
Ma non è soltanto Juncker a stroncare (ancora) una volta la manovra del governo. Nemmeno il voto favorevole del Parlamento italiano l’ha messa al riparo. Anche oggi nuove e pesantissime tirate d’orecchie sono arrivate dall‘Fmi e dalla Banca centrale europea.
La manovra in discussione “va in direzione opposta rispetto ai suggerimenti del Fondo monetario internazionale. Credo seriamente che per diverso tempo non sia stato seguito il consolidamento di bilancio che ha portato l’Italia a crescere sotto il suo potenziale”, ha detto Poul Thomsen, a capo del Dipartimento europeo del Fmi, in conferenza stampa nell’ambito dei meeting di Fmi/Banca mondiale in corso a Bali. “Non è il momento di allentare le politiche” di bilancio, ha aggiunto Thomsen, per il quale un gruppo di Paesi, tra cui l’Italia, ha “margini limitati”.
Dopo la rasoiata del Fmi è arrivata anche quella della Banca centrale europea. E Mario Draghi non ha lasciato spazio a equivoci. Per avere benefici dalle misure monetarie della Bce “le politiche di altri settori devono contribuire con più forza ad alzare la potenziale crescita sul lungo e ridurre le vulnerabilità”. Draghi ritiene quindi necessario accelerare le riforme strutturali e l’espansione in corso “richiede la ricostruzione di ‘cuscinetti’ fiscali”, particolarmente “importante nei Paesi in cui il debito pubblico e’ elevato e per i quali la piena adesione al Patto di stabilità e crescita è fondamentale per salvaguardare sane posizioni di bilancio”.
Sullo sfondo, prudente come spesso le capita, la Cancelliera tedesca Angela Merkel evita di commentare la questione italiana: “Oggi si è espresso Jean Claude Juncker. I colloqui sono in corso, io non voglio immischiarmi dalla Germania in questo confronto”, ha detto.
La risposta dei deputati M5S della commissione Bilancio non ha tardato ad arrivare: “Juncker forse non ha ben chiari i meccanismi della democrazia: il 4 marzo il voto popolare ha premiato M5S e Lega, forze politiche che si sono poi unite in un contratto di governo. Per realizzarlo, abbiamo bisogno di abbandonare l’austerità e dare forza a un’economia che ereditiamo in pessime condizioni”.