Da quando è iniziata la diatriba fra il governo gialloverde e Bruxelles sui conti italiani abbiamo sentito sui media i nostri politici scagliare ai leader europei insulti vari e colorite esortazioni come quella di “lavarsi la bocca” o “mordersi la lingua prima di parlare”. Un lessico e un tono molto diffusi in Italia, dove la rissa è diventata la condizione permanente del fare politica, ma sconosciuti negli altri paesi europei, dove anche negli scontri più duri prevale sempre il garbo e il rispetto.
La nostra politica ha assunto il modo di parlare da social, dove dopo una trafila di repliche roventi ci si manda appunto a lavarsi la bocca perché ‘affanculo’ non passa il vaglio dell’algoritmo di Facebook. Un comportamento che del resto non e confinato alla politica ma contamina tutta la società, anzi di questa è l’espressione. Ormai dilaga in Italia il parlare per slogan e proclami, accuse e invettive, senza più nessuna capacità di scambio e riflessione sulle idee in quanto tali. Ma c’è qualcosa di psicanalitico in questa nuova ossessione grillina per la bocca che vale la pena di esplorare.
Forse i neonati grillini stanno attraversando la loro fase orale. Dopo avere a lungo scalciato nell’utero del web, ora venuti al mondo della politica vera si trovano costretti a parlare e argomentare mentre prima bastava sbraitare. Non ne sono capaci e allora blaterano, insultano da Twitter o gesticolano dai balconi. Se così fosse, aspettiamo con curiosità la prossima fase. Ma questa è una battuta che andrà persa, perché non credo che nessun grillino abbia mai letto Freud. Forse lo crederanno un commissario europeo, di quelli che loro dicono verranno sbaragliati dal voto europeo di maggio mentre in realtà arriveranno solo alla fine del loro mandato. Ma l’accanirsi contro la bocca può anche essere la reazione scoraggiata di chi non sa usarla.
Nell’incapacità di argomentare e di sviluppare ragionamenti complessi, i grillini se la prendono con la bocca del loro interlocutore, da cui vorrebbero lavare via le parole che danno loro tanto fastidio perché sono frutto di ragionamento. Lavare è l’istinto psicotico del primitivo che non sa come curarsi e allora lava e rilava incessantemente la sua piaga. Zittiti dalla loro incompetenza, i grillini fanno come quei bambini insolenti che rispondono a un rimprovero tirando fuori la lingua. Qui però non c’è nessuno che gli allunghi un ceffone. Il paragone con l’infanzia tiene ancora di più se si esamina quella manina che salta fuori ogni tanto nelle contorsioni grilline.
Una manina sporca, che la mamma manderebbe a lavare se solo la vedesse e chissà dove altro si è infilata fra una fase e l’altra della maturazione grillina. C’è una primitiva fisicità che turba la nostra nuova classe politica, fra manine impudiche, bocche da lavare e lingue da mordere. Pulsioni confuse e morbose che travagliano i pentastellati, ancora instabili nella loro sessualità politica. Una fragile adolescenza, ancora incerta fra il dare e il ricevere che rischia di cadere vittima di perversi vecchioni della politica, dai pochi scrupoli e dalla consolidata virilità. Riusciranno gli acerbi grillini a trovare in tempo un buono psicanalista che li salvi dall’incombente stupro e li traghetti incolumi verso la maturità politica?