Bruxelles – L’ultimo vertice al Consiglio europeo è stato l’ennesimo segnale di un’Europa spaccata. È quanto ha affermato Udo Bullmann stamani, al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo. Il capogruppo dei socialdemocratici al Pe è amareggiato nel constatare l’incapacità degli stati di capire che “l’unione fa la forza”, in questo caso rappresentata dall’Unione europea e che in questo momento sta dando una pessima immagine di sé. “Non ce lo possiamo permettere, soprattutto a così pochi mesi dalle elezioni europee”, rincara il tedesco.
Stamani, in Parlamento europeo riunito a Strasburgo, si è tenuto il dibattito sul Consiglio europeo dello scorso 17 e 18 ottobre. Che i progressi in merito a Brexit e pacchetto immigrazione sarebbero stati pressoché nulli era nell’aria fin da prima del vertice, ma il leader S&D lo sottolinea stamani con toni severi.
“I capi di Stato e di governo hanno dimostrato ancora una volta di non essere in grado di portare avanti il progetto europeo”, rimprovera Bullman, riferendosi al “nulla di fatto” che ha rappresentato il vertice.
Il tutto mentre in Europa continua, in molti Stati membri, l’avanzata delle forze politiche populiste: “L’Ue deve essere in grado di rispondere alla minaccia rappresentata dal radicalismo di destra, che può davvero mettere in pericolo quello che abbiamo costruito”, prosegue Bullmann, ed ecco perché ritiene “essenziale” la lotta alla disinformazione e alle fake news.
Sulle migrazioni è chiaro, secondo il capogruppo, che la situazione nel Mediterraneo sia “scandalosa” e che sia necessario aumentare le misure di salvataggio. Dello stesso avviso è anche Françoise Grossetête, vicepresidente del Parlamento europeo: le azioni da mettere in atto in tema migrazioni “sono note a tutti, sappiamo cosa dobbiamo fare”, ma nonostante ciò “il tempo passa, ci ripromettiamo cose settimana dopo settimana ma non vengono mai prese decisioni concrete”, afferma. La colpa? “Non è né della Commissione Ue”, la quale a suo avviso ha sempre dimostrato buona volontà, “né del Parlamento europeo”, che ha notevolmente aumentato gli sforzi per velocizzare i tempi “per lo smaltimento dei fascicoli che arrivano sul tavolo”. Per la francese, il problema è un altro. “Non è mai stato facile trovarsi d’accordo in 28, ma abbiamo dimostrato che quando si vuole, come in materia di difesa, siamo riusciti parlare con una voce unica”. Ma adesso, lo sottolinea seccata, “c’è una mancanza di volontà politica da parte degli Stati membri”.
Il primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, prende la parola a fine degli interventi dei rappresentanti dei vari gruppi parlamentari, molti dei quali critici nei confronti del pugno di mosche stretto nelle mani dei 27 sulla Brexit. Si dice “profondamente rattristato” per la decisione dell’ormai lontano referendum del 2016, e ricorda: “L’Unione europea non è un mercato. È la migliore garanzia per la pace nel continente”, e il fatto che uno degli Stati voglia lasciarlo è “triste”. Ma al di là di questo, “dobbiamo trovare la soluzione che provochi minori danni possibili, sia per noi che per i britannici, e questo richiede tempo”.
Nel frattempo due giorni fa, a Londra, 700.000 persone sono scese in strada per chiedere un nuovo voto sulla Brexit, ricorda Bullmann, che palesa: “Siamo sicuri che i britannici non debbano avere il diritto di dire l’ultima parola sul loro futuro?”.
Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, interviene in chiusura: “Capisco l’insoddisfazione di molti in merito alle mancate decisioni della settimana passata in sede di Consiglio, ma voglio precisare che sulle migrazioni stiamo lavorando per una politica comune”, in vista di una “collaborazione con gli Stati terzi” per “bloccare i flussi di immigrati irregolari”. Conclude sulla Brexit: “Non so come finiranno i negoziati, ma so per certo che coloro a favore dell’uscita sono al 100 percento responsabili riguardo al problema del confine irlandese”.