Dibattito surrealista e con dosi massicce di revisionismo storico (e anche qualche autentica sciocchezza) ieri nella plenaria di Strasburgo del Parlamento europeo.
Il capogruppo dei Conservatori, il britannico Syed Kamall, intervenendo durante il dibattito in Aula sui risultati (o per meglio dire l’assenza di risultati) dell’ultimo consiglio europeo, rivolgendosi al capogruppo dei Socialisti e Democratici, il socialdemocratico tedesco Udo Bullmann, ha affermato: “Quando si parla di estremisti di destra, dobbiamo ricordare che i nazisti erano nazionalsocialisti, ovvero un ceppo (‘strain’, ndr) del socialismo, un’ideologia di sinistra. Vogliono le stesse cose che volete voi, siamo chiari. Dico che è un’ideologia di sinistra. Non mentiamo”.
Bullmann, che all’inizio rideva quasi divertito a sentire le bizzarre teorie di Kamall, alla fine si è molto arrabbiato, rosso in volto, mentre aspettava di ribattere; e anche il primo vicepresidente della Commissione europea, il socialista olandese Frans Timmermans, presente in Aula, appariva infuriato verso Kamall.
Alla fine dell’intervento del capogruppo conservatore, ha preso la parola il presidente del Parlamento Antonio Tajani. “Non credo che in quest’Aula – ha detto – ci siano nostalgici o eredi del nazismo o della dittatura comunista sovietica. Due orribili e devastanti sistemi politici che hanno prodotto ferite profonde all’Europa. Grazie a Dio queste due dittature sono scomparse, grazie all’Unione europea”.
A questo punto, il leader storico del partito euroscettico britannico Ukip, Nigel Farage, ha cominciato a ridere di gusto. Tajani allora, rivolto a Farage, ha esclamato: “C’è poco da ridere. C’è da rispettare le idee degli altri anche quando non si è d’accordo. ‘Risus abundat in ore stultorum’. Imparate a rispettare gli altri, se volete essere rispettati. Onorevole Farage – ha continuato il presidente dell’Europarlamento -, impari a rispettare gli altri, perché questa è la democrazia. Lei, evidentemente, è un nostalgico di qualche dittatura, se non rispetta le opinioni degli altri. Noi abbiamo sempre rispettato le sue. Lei non ha alcuna autorizzazione a non rispettare quelle degli altri. Rimanga in silenzio!”.
Più tardi, il capogruppo liberaldemocratico, Guy Verhofstadt, ha criticato Kamall dicendo che “dovrebbe chiedere scusa per l’insulto a tutti i socialdemocratici che hanno combattuto il nazismo e sono morti nei lager”.
Bullmann, quando finalmente ha avuto la parola, ha giudicato “assolutamente inaccettabile” la tesi di Kamall secondo cui “i fascisti che hanno messo a ferro e fuoco l’Europa sarebbero della mia famiglia politica”, e ha ricordato che “i socialdemocratici tedeschi hanno votato sistematicamente contro le misure di Hitler, mentre altri (la destra, ndr) le hanno appoggiate”. Il capogruppo S&d ha poi ricordato che “centinaia di migliaia di socialdemocratici tedeschi sono stati rinchiusi nei campi di concentramento, o sono caduti vittime del terrore nazista, per aver voluto difendere le persone e la democrazia”.
Le affermazioni di Kamall sono “indegne dell’Europa”, ha continuato Bullmann, esigendo dalle “scuse immediate”. Lo stesso Kamall è allora intervenuto spiegando di essere “stufo di sentire che il nazismo è un’ideologia di destra”, ma, ha aggiunto rivolto al capogruppo socialdemocratico, “se l’ho offesa, e probabilmente l’ho offesa, spero che accetti le mie scuse”.
A questo punto Tajani ha cercato di appoggiare la richiesta di scuse di Kamall a Bullmann, aggiungendo sue (discutibili) argomentazioni: “Credo che Kamall si sia scusato… Il giudizio storico sul nazionalsocialismo, se fosse di destra o di sinistra, non sta a noi deciderlo… Secondo Kamall non era un’ideologia di destra; il nazismo – ha osservato ancora Tajani – non era né di destra né di sinistra, era un’ideologia dittatoriale. Se dobbiamo decidere che cosa è destra o sinistra non la finiamo più. L’importante è che Kamall si sia scusato”.
E’ intervenuto allora di nuovo Bullmann: “Nessuno sembra capire, né Kamall e neppure lei, presidente, quale porcheria dal punto di vista politico sia accostare la socialdemocrazia europea al nazismo. Non è una questione di sensibilità personale, è una follia dal punto di vista storico…”.
“Né il comunismo né il nazismo – ha quindi ribattuto Tajani – hanno a che fare con i partiti presenti in quest’aula, né storicamente, né politicamente. Non credo che Bullmann voglia associare il nazismo alla destra liberale, né che Kamall voglia associarlo alla storia della socialdemocrazia, e se ha avuto espressioni sbagliate si è scusato”.
Per finire, è intervenuto appellandosi al diritto di replica il leader dell’Ukip Nigel Farage, inizialmente zittito dal presidente del Parlamento europeo per l’ilarità con cui aveva accolto l’affermazione di Tajani secondo cui le dittature nazista e comunista “sono scomparse grazie all’Unione europea”. Alcuni dei commenti del presidente, ha detto Farage “mi insultano personalmente, forse ha un problema di carattere. Ma ignorerò i commenti personali che ha fatto su di me, e dirò invece che oggi stiamo un po’ litigando con la nostra storia”.
“Sostenere, come fa Tajani, che l’Ue ha provocato la caduta del nazismo e del comunismo sovietico – ha sottolineato Farage – non è solo ridicolo, è anche poco gentile e profondamente offensivo nei confronti degli Stati Uniti d’America, che hanno compiuto un enorme sacrificio affinché l’Europa potesse essere libera nel XXI secolo, e in misura leggermente inferiore anche nei confronti del Regno Unito, come attestano i 30.000 morti britannici in Italia. Quindi – ha concluso Farage rivolto sempre a Tajani – lei può rivendicare ciò che vuole per l’Ue, ma per favore non riscriva la storia”.
In realtà, la Germania nazista è stata sconfitta in gran parte anche grazie all’Armata Rossa, grazie al sacrificio di 20 milioni di abitanti dell’Unione Sovietica (su 55 milioni di vittime in totale della guerra), e grazie alla resistenza di Stalingrado, che ha rovesciato le sorti del conflitto.