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Home » Politica » Manovra, l’Ue: “Più della composizione di spesa preoccupa la direzione di marcia dell’Italia”

Manovra, l’Ue: “Più della composizione di spesa preoccupa la direzione di marcia dell’Italia”

Lucio Pench, della direzione generale Affari economici della Commissione europea avverte, a How can we govern Europe: "E' questo ad essere senza precedenti". Scandizzo (Mef): "La Bce ha aiutato l'Italia". Gualtieri (Pd/S&D): "Anche la retorica è negativa. L’Italia dovrebbe contribuire ad andare avanti, invece di introdurre elementi di criticità"

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
22 Novembre 2018
in Politica, Economia
Da sinistra a destra: Pasquale Lucio Scandizzo, consigliere del ministro dell’Economia; Roberto Gualtieri, presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo; Lucio Pench, direttore direttore Politica di bilancio presso la direzione generale Affari economici della Commissione europea.

Da sinistra a destra: Pasquale Lucio Scandizzo, consigliere del ministro dell’Economia; Roberto Gualtieri, presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo; Lucio Pench, direttore direttore Politica di bilancio presso la direzione generale Affari economici della Commissione europea.

Roma – Tra Italia e Banca centrale europea in questo momento storico non corre proprio buon sangue. L’attuale esecutivo nazionale non ha mancato di avere confronti ‘sopra le righe’ con l’organismo di Francoforte, fin qui probabilmente il principale alleato di un Paese a cui non tutti in Europa avrebbero teso la mano come fatto dalla Bce. Un errore, quindi criticarla. L’Italia dovrebbe fare tesoro di quanto fatto finora da quella considerato l’ingranaggio meglio oliato dell’intero meccanismo alla base di un’UNione economica e monetaria ancora incompleta, dove Roma potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo da protagonista. E’ quanto emerso nel corso del dibattito sulle politiche fiscali di lungo termine, tenuto a Roma nell’ambito di How can we govern Europe?, la due-giorni sull’Europa promossa da Eunews e che vede la partecipazione di laStampa in veste di media partner.

“La politica monetaria europea è stata un’ancora di salvezza per l’Italia”, riconosce Pasquale Lucio Scandizzo, consigliere del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Certo, è vero che “la parte monetaria dell’Europa, inclusa l’Eurozona, costituisce la parte più vulnerabile dell’unione europea”, ed è questo un ulteriore elemento di incertezza che pesa sull’Italia più degli altri membri dell’area euro. La Penisola è anemica, cresce più lentamente e meno degli altri, e in più ha su di sé il peso di un debito pubblico troppo elevato (131% in rapporto del Pil). In quest’ottica, “l’Italia ha beneficiato dell’azione della Bce”. Attraverso il Quantitative Easing , “l’acquisto di titoli di Stato ha ridotto la percezione del rischio del debito sovrano” tricolore. E’ stata tolta pressione sul Paese, che ha guadato in fiducia e in tempo per i ritocchi necessari. Ma, avverte il consigliere del ministro Tria, “in assenza di crescita, in assenza di ripresa forte, e appesantita da un forte debito pubblico, è diventata estremamente vulnerabile alla sensibilità volatile dei mercati”. In altri termini, “c’è stata una sorta di ‘spred-patia’” che ha afflitto l’Italia, che di questo ‘male’ ancora soffre, complice anche una manovra che non lascia partner e mercati tranquilli.

“Quello che è senza precedenti è la direzione di movimento, più della composizione della spesa”, spiega Lucio Pench, direttore Politica di bilancio presso la direzione generale Affari economici della Commissione europea. L’Italia non sa guardare al futuro, resta troppo ancorata al passato. “In Italia più che in altri Paesi, spese per investimenti e orientate al futuro sono state sostituite con spese orientate al passato, principalmente le pensioni”. Proprio così. “Una volta si diceva: ‘volete burro o cannoni?’ Oggi – continua Pench nella sua analisi – si potrebbe dire ‘volete infrastrutture o pensioni?’, e ho il sentore che la risposta sia ‘pensioni’”. Un problema, perché rispondere ad una simile richiesta (peraltro comprensibile, in un Paese vecchio che invecchia) vuol dire aumentare la spesa. “Se determinate politiche hanno determinato l’aumento del deficit, non credo che insistendo con le stesse politiche possa produrre un effetto contrario” e invertire il percorso.

Cambi di rotta vengono invocati anche da Roberto Gualtieri (Pd/S&D), presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo. Bisogna cambiare rotta sulla Bce, innanzitutto. “Trovo singolare che in Italia ci si sia concentrati sulla Bce e sul suo statuto. Mi sembra che sia una delle poche cose che funzioni veramente bene” nell’unione economica e monetaria, ancora incompleta e ancora troppo lontana dall’essere completata. In questo quadro “l’Italia dovrebbe contribuire ad andare avanti, invece di introdurre elementi di criticità”. Riferimenti non legati alla manovra, o almeno non solo a quella. “La politica di bilancio e soprattutto la retorica usata è negativa”. C’è dunque un problema nel modo di fare politica. Gualtieri avverte: “Se si mette in discussione la logica delle regole, si rafforza il fronte di quanti vogliono che quelle regole siano applicate”. Se il governo vuole cambiare le regole del gioco sta sbagliando tutto, in sostanza, mettendosi contro tutti gli altri giocatori.

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