da uno degli inviati
Strasburgo – “Il cambiamento in versione Europea”. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte interpreta in maniera “critica” il futuro dell’Europa. “Se non ascoltiamo il nostro popolo il progetto rischia di disgregarsi”, dice durante l’intervento nell’aula di Strasburgo, durato tanto anche per le numerose repliche. Un emiciclo a dire il vero con molte assenze, trattamento non consueto per un premier di una nazione fondatrice. Il dibattito seguente lo ha dimostrato, reagendo in modo negativo, a volte molto duro per la maggior parte degli interventi.
E dire che la giornata era di grande attesa con il leader italiano che ha incontrato prima il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, al quale ha strappato una visita in Italia per il prossimo 1 aprile. “Non è un pesce, è tutto vero” dice uscendo dallo studio. Poi altri due incontri, con il capogruppo del PPE Manfred Weber e, prima della seduta plenaria, il colloquio ufficiale con il presidente del Parlamento Antonio Tajani.
L’esordio è dedicato al ricordo di Antonio Megalizzi, al “giovane giornalista italiano che credeva nel sogno europeo” che da ieri, qui al Europarlamento, ha una sala radio a lui intitolata. L’omaggio del premier con un’intervista a Europhonica la testata dove collaborava Antonio, in cui ha tessuto le lodi dello scambio, della cultura comune tra i paesi membri, l’importanza di costruire fin dalla scuola “l’idem sentire del demos europeo”. Una citazione che ripete anche nella prima parte del suo intervento, per chiarire che L’Italia crede in quei valori che “hanno garantito significativi passi avanti nel processo d’integrazione”. Conte chiede se “questo ci ha portato a diventare davvero un popolo”, nonostante gli importanti traguardi raggiunti come la libera circolazione delle persone e delle merci a cui “oggi nessun europeo intende rinunciare”. L’impressione è che dia un colpo al cerchio delle conquiste e uno alla botte delle promesse mancate, senza mai dare l’idea di una posizione fuori dal registro europeo. Ma “ora quel progetto ha perso la sua forza propulsiva” dice agli eurodeputati, e per rilanciarlo “serve un’azione di responsabilità comune per fargli riguadagnare credibilità”.
La strada perduta per Conte è stata “la mancanza di visione politica senza la quale ogni sogno scolora”, un Europa che nella crisi è “impaurita, rifugiandosi nella fredda grammatica delle procedure”. L’affondo è una critica “alle politiche di rigore tese a sostenere solo i debiti sovrani” che hanno provocato la contrazione del welfare e dei consumi nei Paesi più esposti. Il premier italiano picchia duro su un’UE “sempre più distante dai cittadini, percepita come un’oligarchia”, con “una politica asservita all’economia”. Un distacco tra “governati e governanti ci sta chiedendo di cambiare”, e se Bruxelles risponde con il silenzio, il processo di disgregazione diventa irreversibile. Nel difendere la richiesta di una rotta nuova il premier italiano invita a non avere paura dei conflitti, delle posizioni critiche “che possono sprigionare una carica innovativa”. Ascolto e dialogo, altrimenti “ribellismi e contestazioni possono portare a esiti irreparabili”.
L’immigrazione è tema caldissimo, Conte lo sa e critica chi ha “lasciato sola l’Italia”, ignorando le decisioni prese nel giugno dello scorso anno dai capi di Stato e di governo dei 28 per una ridistribuzione dei migranti più equa. E se la “riforma di Dublino ora non è proponibile, il tema non può essere rinviato”. Non manca una stiletta a che per Juncker: “Qualcuno si è pentito per come è stata trattata la Grecia, ecco cerchiamo di evitare che fra qualche anno qualcuno si scusi anche su questo tema”.
Attaccato prevalentemente sull’immigrazione Conte replica che “le critiche non tengono conto delle grandi difficoltà del nostro paese ad affrontare il fenomeno in fase emergenziale. Non è per colpa dell’Italia se i principi di ricollocamento decisi nel Consiglio Europeo non vengono attuati”. Conte difende il governo anche nel caso della nave Diciotti, quando “i diritti umani e delle regole internazionali sono statti rispettati”. Sì “abbiamo cambiato strategia che prevede maggior rigore rispetto al passato – risponde irritato – lo rivendichiamo e lo diciamo a testa alta”. Il presidente del Consiglio risponde con veemenza anche agli attacchi sulle politiche economiche, una replica piuttosto movimentata con la difesa del piano di investimenti e di riforme presentato in occasione della trattativa sulla legge di bilancio. In difesa anche sulle scelte per la Tav “per la uale decideremo prendendoci le nostre responsabilità”.
Il finale, in replica dopo due ore di dibattito, è un crescendo molto irritato. “Va bene il confronto anche aspro, ma agli interventi offensivi, a chi mi dice che sono un burattino, dico che sono orgoglioso di rappresentare la voglia di cambiamento del popolo italiano ed è chi mi accusa a rispondere alle lobbies, ai gruppi di potere e comitati d’affari”. Sono passate le 19 quando Conte deve indossare il caschetto e fronteggiare attacchi ripetuti. “Ho sentito molte falsità come quella che lasciamo morire i bambini in mare. Se teniamo il punto sulle politiche migratorie è perché chiediamo a tutti solidarietà concreta”.