“Sin dall’inizio la Filosofia si presenta come riferimento di ogni parte al TUTTO: come comprensione del TUTTO. Propriamente la Filosofia è il LINGUAGGIO che indica questa comprensione” (Emanuele Severino – Testimoniando il Destino – Adelphi 2019).
In Europa si aggira uno spettro ricorrente che vuole la Filosofia esclusa dai programmi delle scuole medie superiori, sostituita da altre materie, cosiddette più “pratiche” e funzionali all’ingresso degli studenti nel mondo del lavoro. Quel che è peggio è che ciò avvenga in Germania, una delle culle della Filosofia, che ha dato i natali a giganti del calibro di Kant, Goethe, Hegel, Nietzsche, Heidegger.
In questo quadro desolante risplende il nuovo testo di Emanuele Severino, “Testimoniando Il Destino” ed. Adelphi, uscito lo scorso mese di gennaio sulla soglia dei novant’anni del grande pensatore bresciano, che, come del resto tutti i suoi scritti – dalla “Struttura Originaria” alla “Gloria” – riporta la Filosofia alla sua vera, autentica ragion d’essere, e cioè la ricerca della Verità incontrovertibile.
In questo saggio vengono ripercorsi i sessant’anni del pensiero di Severino, mosso sin dall’inizio, e per l’appunto, dalla necessità di ridare alla Filosofia quel ruolo centrale nello sviluppo del pensiero umano, dai monumentali albori della Grecia classica, sino ai giganti che ne hanno in qualche modo messo in discussione gli esiti, Nietzscke, Gentile, ma soprattutto e prima ancora Giacomo Leopardi. Al centro del pensiero di Severino c’è l’affermazione dell’Eternità dell’Essente, dell’uomo in carne ed ossa, e con esso delle cose del mondo. Tutto ciò che a noi si mostra come diveniente e segnato inesorabilmente dal tempo della nascita e della morte, è in verità eterno, come eterno è l’Essere nella sua totale, assoluta opposizione al Nulla.
In questo ambito la Filosofia di Emanuele Severino riporta al centro l’Ontologia, che affonda le sue radici sino a Parmenide – “Padre venerando e terribile”, a detta di Platone, che si incaricò per questo di commettere nel Sofista il leggendario “parricidio” – e che mette al centro dei suoi interessi l’Essere, opposto al Nulla, quale fondamento di tutte le cose. Emanuele Severino, ponendo l’accento sull’Eternità di ogni essente, ci indica la strada di una nuova consapevolezza, fondata sul De-stino (lo Stare dell’incontrovertibile), che si oppone alla follia nella quale l’uomo si persuade che gli enti vengano dal nulla ed al nulla tornino, in un perenne oscillare fra l’Essere ed il Nulla. Da ciò discende, da un lato, la messa in questione della Creazione in quanto produzione ex-nihilo da parte di Dio (posto per l’appunto che ogni ente è eterno), ma, dall’altro, pone un argine al presupposto sviluppo senza limiti della Tecno-Scienza, fondata sulla certezza che, in assenza del Dio Creatore, la Tecnica possa trasformare all’infinito le cose, non avvedendosi che, così facendo, le si rende un nulla.
In “Testimoniando il Destino” tornano e vengono ulteriormente chiariti i fondamenti concettuali sui quali poggia la riflessione filosofica che fa di Emanuele Severino uno dei giganti del pensiero contemporaneo, ma che fu anche fortemente osteggiata, né poteva essere altrimenti, dal pensiero cattolico, tanto da costringere il filosofo a subire un vero e proprio processo innanzi al Santo Uffizio, che ne sancì di fatto l’espulsione dall’Università Cattolica di Milano.
Comunque la si pensi, in Emanuele Severino riappare il respiro dell’autentica Filosofia così come, al contrario, si vorrebbe cancellare dai programmi scolastici, quel soffio vitale che lega le nostre coscienze ai padri della Grecia classica, e via via sino ai grandi pensatori contemporanei. Una Filosofia di cui, specie in questi tempi dominati dal pensiero liquido e dalla superficialità imposta dai cosiddetti social media, si ha sempre di più bisogno.