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Home » Politica » Acrobazie parlamentari a Londra: venerdì si vota l’Accordo Brexit, ma senza la “dichiarazione politica”

Acrobazie parlamentari a Londra: venerdì si vota l’Accordo Brexit, ma senza la “dichiarazione politica”

Per superare alcuni ostacoli procedurali si è organizzato un voto in due tempi

Lena Pavese di Lena Pavese
28 Marzo 2019
in Politica
Theresa May a Westminster quando era primo ministro

Theresa May a Westminster quando era primo ministro

Bruxelles – Ci vuole un po’ di pazienza per capire il nuovo passaggio parlamentare britannico sulla Brexit. In breve, sommariamente, si può dire che domani i deputati voteranno l’accordo per la separazione dall’Unione europea, ma senza la “Dichiarazione politica”, l’allegato che tratteggia le relazioni bilaterali future. Questa forma di approvazione imporrà però poi un secondo voto per introdurre l’Accordo nella legislazione nazionale. Sempre che, aggiungiamo, questa cosa stia bene a Bruxelles, che considera Accordo e Dichiarazione un tutt’uno.

In pratica, dopo aver negoziato con lo speaker di Westminster John Bercow su cosa si poteva mettere ai voti, per superare il suo divieto di far votare per la terza un documento già bocciato due volte, il governo lo ha arricchito con i testi dell’11 marzo firmati da Theresa May e Jean-Claude Juncker e resi legalmente vincolanti dal Consiglio europeo della scorsa settimana, ed ha tagliato via la Dichiarazione allegata, che creava molte delle opposizioni parlamentari. Al momento i Labour sembrano comunque intenzionati a votare contro.

Nel testo che sarà votato (quai 600 pagine) ci sono però il backstop per l’Iralnda del nord e il diritti dei cittadini.

Il tutto senza la forma del “meaningful vote”, davvero, in sé vincolante anche per il diritto britannico. Però il governo sa bene che così non basta per l’Unione, perché manca appunto il “vincolo”, e dunque già annuncia che, se domani l’Accordo passerà, ci sarà un nuovo voto su un testo che renderà legge l’Accordo approvato (con dentro la Dichiarazione politica? Non è chiaro in questo momento), in base alla legge britannica del 2018 sulla separazione dall’Unione europea. Così ritengono di poter avere l’estensione dell’uscita al 22 maggio.

Una cosa interessante è che già il presidente del Comitato parlamentare Brexit, il laburista Hilary Benn, chiede se votare questa mozione domani precluderebbe la richiesta di una nuova estensione della data di uscita. L’Attoney General Geoffrey Cox ha annunciato che domani, in Aula, darà una risposta su questo e sui dubbi che alcuni parlamentari hanno espresso sulla regolarità della procedura.

Se avete voglia e tempo, questo è il testo della mozione che sarà votata domani:

“That this house notes the European council decision of 22 March 2019 taken in agreement with the United Kingdom extending the period under article 50(3) of the treaty on European Union, which provides for an extension to the article 50 period to 22 May 2019 only if the House of Commons approves the withdrawal agreement by 29 March 2019;

notes that if the house does not do so by that date the article 50 period will only as a matter of law be extended to 12 April 2019 and that any extension beyond 22 May 2019 would require the UK to bring forward the necessary day of poll order to hold elections to the European parliament;

notes that Article 184 of the withdrawal agreement refers to the political declaration between the UK and EU agreed on 25 November 2018, but that the EU has stated it remains open to negotiating changes to the political declaration;

notes that the house is currently undertaking deliberations to identify whether there is a design for the future relationship that commands its support;

notes that even should changes be sought to the political declaration, leaving the European Union with a deal still requires the withdrawal agreement;

declares that it wishes to leave the EU with an agreement as soon as possible and does not wish to have a longer extension;

therefore approves the withdrawal agreement, the joint instrument and the unilateral declaration laid before the house on 11 March 2019 so that the UK can leave the EU on 22 May 2019; notes that this approval does not by itself meet the requirements of section 13(1)(b) of the European Union (Withdrawal) Act;

and resolves that it is content to proceed to the next steps of this process, including fulfilling section 13 of this act”.

Tags: accordobrexitparlamentoterzovoto

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