Roma – Per la violazione dei dati personali e la diffusione di fake news ora si rischia grosso. Partiti di tutta Europa avvertiti e il primo banco di prova saranno le prossime elezioni di maggio. Il faro delle autorità europee è già in funzione e vigilerà per il rispetto del nuovo regolamento. Gli alert scatteranno anche sui tentativi di potenze straniere di condizionare il voto attraverso cyber attacchi.
“L’Europa si presenta con le carte in regola per questo delicato passaggio democratico”, ha spiegato oggi a Roma il Garante europeo per la protezione dei dati Giovanni Buttarelli, che ha illustrato le novità più recenti della normativa che permetterà di applicare sanzioni ai partiti e movimenti politici in caso di violazione. Multe che possono arrivare al 5 % del bilancio annuale del partito o della fondazione e l’esclusione dai fondi del bilancio UE.
La profilazione degli utenti della rete è il tema sensibile a cui sono dedicati i meccanismi di vigilanza per tenere sotto controllo la regolarità delle campagne elettorali e garantire il corretto svolgimento del processo democratico. “Oltre alle elezioni europee, in 13 paesi membri si svolgono consultazioni nazionali”, ha spiegato Buttarelli, ricordando “il caso di Cambridge analyctica come la punta di un iceberg”. Servizi e tecnologie che raccolgono dati personali per fini di monitoraggio e profilazione, che ora sono offerti a partiti politici o altri soggetti che vogliono orientare il voto. Indebite interferenze che hanno origine nei dati e nelle informazioni scambiati quotidianamente sui social network. Un fenomeno che riporta alle fake news, notizie che non sono necessariamente completamente false, ma si rivelano ugualmente determinanti per orientare gli elettori e far passare messaggi scorretti. In Italia il dato sulla disinformazione on line fornito dall’Osservatorio dell’Agcom, ha registrato un incremento del 56 % della produzione di fake news, in linea con la media europea anche se inferiore ai paesi di maggiore diffusione delle tecnologie.
“Le sanzioni sono importanti”, ha detto Buttarelli, anche se il principio su cui si fondano le nuove norme vorrebbe spingere verso un’autoregolamentazione dei partiti e delle forze politiche, valorizzandone la collaborazione. Il richiamo partito da Bruxelles è che dovrebbero esser gli stessi partiti a dichiarare anticipatamente il ricorso alle piattaforme digitali, come utilizzano certi dati e a quali società si appoggiano per ottenere profili personali.
Sorvegliato speciale è naturalmente Facebook e in generale tutti i social che pur aderendo al GDPR (General Data Protection Regulation), non sembrano in grado di rispettare il protocollo in tutti gli aspetti. Marc Zuckerberg dice di voler tutelare maggiormente la privacy degli utenti? “Vedremo, se son rose fioriranno” replica Buttarelli, in disaccordo però sulla sua proposta di avere nuove regole mondiali sui dati personali. “Non abbiamo bisogno di un percorso che ci lasci sospesi per altri 10 anni. Le regole ci sono, anche perché il Regolamento europeo, il cosiddetto GDPR è stato emulato da 134 Paesi nel mondo”.