Bruxelles – Il 25 maggio segna il primo anno da quando è entrato in vigore il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che ha contribuito a creare una serie di leggi innovative sulla privacy consentendo ai residenti dell’UE di controllare le proprie informazioni personali in modo da poter utilizzare le tecnologie digitali in maniera libera e sicura.
Il regolamento ha fatto si che le aziende che raccolgono e trattano i dati dei cittadini e dei residenti UE adottassero nuovi sistemi per garantire ai fruitori dei servizi online di capire quali dati vengono raccolti su di loro, permettendogli anche di gestirli in maniera libera.
Il suo impatto non è stato solo europeo. L’importanza di un tale atto ha fatto si che anche altri paesi a livello internazionale ne riconoscessero la validità, attuando delle leggi molto simili al GDPR. Tra i vari esempi prendiamo il Brasile, la Cina, l’India, il Giappone, la Corea del Sud, la Thailandia e lo stesso stato della California negli Stati Uniti, casa di molti dei giganti del mondo tech e informatico come Facebook, Apple, Google o Microsoft.
In questo primo anno anche la sua fama è andata in crescendo, con circa il 67% degli europei che ha almeno sentito parlare del GDPR, ed il 57% che sa dell’esistenza di una autorità pubblica nel loro paese di provenienza responsabile per la protezione dei loro diritti riguardo i dati personali. L’Italia si posiziona però tra gli ultimi con il 49% della popolazione che ne ha almeno sentito parlare ed il 17% che sa cosa sia. Peggio di noi solo la Francia con rispettivamente il 44 ed il 18 percento.
Dati comunque incoraggianti con la commissaria per la Giustizia e la tutela dei consumatori, Vera Jourova, che ha affermato come “Le persone stanno diventando più consapevoli. Nuove cifre mostrano che circa sei persone su dieci sanno che esiste un’autorità di protezione dei dati nel loro paese”, e questo marca un grande miglioramento nella consapevolezza dei cittadini visto che la commissaria ha poi fatto notare come nel 2015 le cifre fossero di 4 persone su 10.
Da maggio del 2018 il numero domande o reclami inviati dai cittadini alle autorità sulla protezione dei dati sono stati circa 144 mila, mentre il numero di numero di notifiche per violazione dei dati da parte delle aziende tocca quasi i 90 mila invii. Casi che in alcune situazioni hanno portato ad iniziare delle investigazioni al riguardo, che nel primo anno di applicazione delle nuove regole hanno fatto rientrare nelle casse pubbliche circa 56 milioni di euro, di cui 50 solamente dal caso francese di Google, che è ad oggi la più grande sanzione GDPR mai fatta. Qui è stata l’autorità francese che sorveglia sul rispetto della privacy (Cnil) a far presente come Google non avrebbe fornito ai suoi utenti informazioni trasparenti e facilmente accessibili sulle proprie politiche di gestione dei consensi e sulla gestione dei dati personali.
365 giorni che segnano così una grande vittoria per l’Unione europea che si è mostrata, come solo in poche occasioni è successo, capace di avere a che fare con argomenti delicati in maniera unita e soprattutto efficace. Un comportamento che si spera impiegherà più spesso in futuro anche in altri settori.