Bruxelles – Il tasso di occupazione nell’Unione Europea gli adulti d’età compresa tra i 20 e 64 anni nati al di fuori dell’UE è attestato al 65% secondo i dati Eurostat riferiti al 2018. Confrontando il dato con quelli riguardanti le persone native di un Paese UE e coloro che sono nati in un altro Stato dell’Unione, rispettivamente al 74% e al 77%, è possibile riscontrare un distacco di 9 e 13 punti percentuali.
Tra gli Stati Membri, il Regno Unito riporta il dato con la più alta percentuale di occupazione di europei non nati oltre manica (86%). Alla Gran Bretagna segue Portogallo (84%), Svezia (83%), Malta (81%) e Germania (80%) per il più alto tasso di occupazione di persone nate in un altro Paese europeo.
Il maggior indice di impiego per la popolazione nativa si è registrato in Svezia (87%), Germania e Pesi Bassi (82%), seguiti poi da Estonia (81%) e Danimarca(80%). Contrariamente, in Grecia è presente sia la più bassa percentuale di impiego di persone nate in un altro Paese UE (55%), sia di lavoratori nativi (60%).
Per coloro che sono nati al di fuori dei confini dell’Unione, invece, il tasso di occupazione è più alto in Repubblica Ceca (84%), seguita da Slovacchia (81%), Malta (80%), Romania (78%), Polonia (77%) e Portogallo (76%), mentre in Belgio (54%) si registra il più basso tasso di occupazione per le persone nate al di fuori dell’UE.
In Italia, le statistiche percentuali si equivalgono, dove sia l’occupazione per i nativi italiani che per coloro che sono nati in un paese straniere non europeo è ferma al 63%, mentre per quelli che sono nati in Europa il dato è del 64%.