Bruxelles – La Corte respinge il ricorso dell’Italia, e il Paese perde 380 milioni di euro di contributi comunitari per le carenze nella gestione e nei controlli sull’utilizzo delle risorse europee. L’Italia non ha saputo convincere i giudici di Lussemburgo, che rimangono certi delle inadempienze della Regione Siciliana, che proprio per questo dovrà restituire quanto utilizzato poco e male.
Si tratta della bocciatura definitiva. Già un anno fa, a gennaio 2018, il Tribunale dell’UE aveva dato ragione alla Commissione europea condannando la Sicilia e l’Italia. Una sentenza che le autorità tricolori non sono state capaci di ribaltare. Per la Corte di giustizia dell’UE l’Italia “non ha dimostrato l’erroneità della decisione della Commissione o del procedimento da essa adottato”. Oltre a non aver saputo usare i fondi europei nel modo opportuno, l’Italia non ha saputo neppure produrre una difesa efficace.
Per il periodo 2000-2006 la Regione Siciliana si era vista assegnare 1.209.241.572 euro da fondi strutturali, con un cofinanziamento del Fondo sociale europeo pari a 846.469.000 euro. La Commissione, nei controlli ‘a posteriori’ sull’utilizzo dei fondi, ha riscontrato irregolarità, e deciso per il taglio dei soldi. Il contributo comunitario è stato dunque ridotto del 44,8%, cioè di 379.730.431,94 euro.
Tante le irregolarità riscontrate in Sicilia: operazioni relative a progetti presentati dopo la scadenza dei termini, spese di personale al di fuori dei tempi di realizzazione dei progetti, consulenti esterni privi delle qualifiche richieste, giustificativi di spesa insufficienti, spese non attinenti ai progetti, esecuzione delle attività non conformi alla descrizione dei progetti, violazione delle procedure di appalto e di selezione di docenti, esperti e fornitori.
In altre parole, rileva la Corte di Lussemburgo, tutte queste situazioni dimostrano l’esistenza di “insufficienze gravi nei sistemi di gestione e di controllo che potevano condurre ad irregolarità a carattere sistemico”. Tutte situazioni rese possibile anche da carenza di controlli. L’Italia ha dunque fatto una pessima figura, e per le malefatte siciliane l’isola e il Paese perdono 379.730.431,94 euro. Soldi tolti allo sviluppo della Sicilia.