Bruxelles – Ci sono due governi anche a Bruxelles e il voto per la presidente Ursula von der Leyen, lo fa emergere in modo più che esplicito. Lega contro, Movimento 5 Stelle a favore, due linee differenti così come la tattica scelta. Per i sovranisti, la tedesca non era votabile perché “troppo a sinistra” mentre i penta stellati sono rimasti convinti dall’incontro avuto con la candidata e dal suo intervento in aula. Se poi si considera che quei 14 voti della delegazione M5S sono risultati determinanti per la sua elezione e avrebbero potuto far saltare il patto di maggioranza per la Commissione, si capisce che l’esito potrebbe creare riflessi anche nella politica interna e ulteriori attriti nella coalizione. “Fatto gravissimo l’asse Merkel, Macron, Renzi, 5 Stelle, avrebbe potuto essere una svolta storica”, è il commento a caldo della Lega che si dichiara “coerente con le posizioni espresse finora, in difesa dell’interesse nazionale”.
Nella delegazione italiana hanno votato a favore di von der Leyen il Partito democratico e Forza Italia e dunque che l’alleato di governo abbia spostato l’asse sull’opposizione che a Bruxelles diventa maggioranza mette qualche allarme al partito di Salvini che invece contro la nuova legislatura europea trova sostegno nei Fratelli d’Italia. Passaggio che sicuramente renderà piena di ostacoli la nomina del commissario italiano nella squadra della neo presidente. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella due giorni dedicata all’elezione del nuovo leader dell’Europa ha giudicato positivamente l’intervento, dando un via libera da palazzo Chigi alla sua presidenza come “un inizio incoraggiante”. Ora tutto diventa più difficile, anche ottenere un “portafoglio economico di primo piano” come era stato chiesto informalmente dal governo italiano. “Sicuramente un atteggiamento di tipo costruttivo sarà ben visto a differenza di un atteggiamento fortemente antagonista”, ha commentato la capo delegazione del M5S Tiziana Beghin. Ma per il nuovo ministro degli affari europei Lorenzo Fontana “non c’è nessun legame con una partita che sarà comunque difficile, a prescindere da questo voto”.
Per la Lega (così come per il resto del gruppo Identità e Democrazia che raduna tutti i nazionalisti) dunque sarebbe stato comunque impossibile offrite il sostegno alla presidente della Commissione, “non a chi attacca strumentalmente l’Italia” dice Marco Zanni, l’uomo di fiducia di Salvini a Bruxelles che giudica i programmi di Ursula von der Leyen “troppo spostati a sinistra e che sono lo specchio di quello che abbiamo visto nella scorsa legislatura”.
Il voto a fil di lana della successione a Jean Claude Juncker, conferma comunque l’isolamento della frangia sovranista, mettendo l’Italia in una condizione di imbarazzo di fronte alle sfide della prossima legislatura europea. Si vedrà nelle prossime settimane se prevarrà la scelta di collaborare del Movimento 5 Stelle o l’opposizione frontale della Lega sintetizzata così dal deputato Claudio Borghi: “Su Ursula von der Leyen penso solo insulti”.