Bruxelles – Il momento forse ‘clou’ della mattinata è l’appello pubblico del capogruppo dei popolari (PPE), Manfred Weber, ai socialisti. Un invito a votare per Ursula von der Leyen, la presidente designata – popolare – della Commissione europea. Il grande escluso dalla corsa per la guida dell’esecutivo comunitario fa quadrato attorno a colei che l’ha scalzato dalla partita per le alte cariche istituzionali, e ricorda che il PPE ha sostenuto David Sassoli per la presidenza del Parlamento europeo.
L’appello di Weber descrive da solo la delicatezza del momento. Quello di Ursula von der Leyen è stato un bel discorso. Ricco di contenuti, con una visione complessiva, pieno d’entusiasmo. Eppure, nonostante questo slancio, la presidente designata della Commissione europea non sembra aver fatto una breccia larga nei gruppi e la sua elezione (il voto questa sera alle 18, su schede di carta poi da spogliare) resta probabile, ma ancora in bilico, con numeri risicati. Weber sembra averlo capito. E si rivolge ai socialisti per evitare il peggio. Ma i socialisti restano dubbiosi.
La capogruppo dei socialdemocratici (S&D), Iratxe Garcia Perez, riconosce che tra lettera e discorso in Aula emergono “segnali che vanno nella giusta direzione”, ma lamenta l’assenza di “impegni vincolanti” su flessibilità nelle politiche economiche, politiche sociali e pure le questioni climatici. Chiude l’intervento dicendo che il gruppo deciderà all’ultimo momento, che cercherà la posizione di gruppo nel pomeriggio.
Dal dibattito in plenaria di questa mattina e dalle positive risposte di Ursula Von der Leyen alle richieste di @TheProgressives emerge chiaramente che le forze sovraniste e nazionaliste sono e saranno del tutto irrilevanti. #16luglio #sedici07FR #Europaparlament @eurodeputatipd pic.twitter.com/fjJGKI141u
— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope) July 16, 2019
La delegazione italiana negli S&D voterà a favore, lo hanno annunciato Roberto Gualtieri e Carlo Calenda. Lo faranno anche i rumeni. Quella tedesca probabilmente no, alla fine. Garcia Perez non dichiara come voterà il gruppo, e la mancanza di impegni chiari inquieta il centro-destra. Weber ricorda l’importanza della “affidabilità” in politica. Teme che i socialisti non tengano fede agli impegni.
Saranno davvero decisivi i voti del centro-sinistra, perché al termine del discorso, resta lo spettro di un voto thrilling. Solo i capigruppo di popolari (PPE) e liberali (RE) hanno garantito il pieno sostegno alla tedesca. Al netto dei franchi tiratori, ovviamente. Perché all’interno del PPE gli ungheresi di Fidesz potrebbero non seguire la linea dettata dal capogruppo Manfred Weber.
Fidesz del resto in questo momento vede la sua partecipazione alla vita di partito e gruppo “congelata” per via delle questioni relativo allo Stato di diritto. E sullo Stato di diritto von der Leyen ha ribadito in Aula gli impegni per meccanismi di controllo. Una misura che non aiuta a conquistare il blocco dei conservatori (ECR), dove siedono i polacchi di PiS, anche loro al centro di procedure per il mancato rispetto dello Stato di diritto.
Il capogruppo dei Conservatori, Raffaele Fitto, lascia intendere che il voto a sostegno non ci sarà. Denuncia le incongruenza tra una candidata designata che promuove il ruolo delle donne e un Parlamento europeo che per due volte boccia Beata Sdzylo, ex premier polacca, alla guida della commissione Lavoro dell’Eurocamera. “Non possiamo chiedere consenso se non rispettiamo il sistema democratico”. Parole che suonano di sfiducia.
Se i Conservatori lasciano intendere le loro intenzioni di voto, Verdi e sinistra radicale (GUE) lo palesano: da parte loro il ‘no’ è chiaro. Il co-capogruppo dei Greens, Philippe Lamberts, riconosce che l’intervento in Aula “è un passo avanti”. Però… C’è un però. “I Verdi sono stati eletti sulla base di un mandato di cambiamento, ma le vostre proposte non sono all’altezza dei cambiamenti di cui l’Europa ha bisogno”. E’ il ben servito dei Verdi, dove forse von der Leyen può sperare di pescare voti favorevoli singoli e sparsi. Ma non conquista il gruppo.
Martin Schirdewan, della Sinistria unitaria (GUE), accusa von der Leyen di essere espressione delle politiche neo-liberiste, e anche lui chiude le porte del gruppo. “Non credo che la nostra visione dell’Europa sia compatibile con quello che avete detto oggi, ecco perché non vi sosterremo”.
Da euro-scettici e sovranisti nessuna stampella. Al ‘no’ dei conservatori si aggiunge quello del gruppo Identità e democrazia (ID). Non sorprende. Ma nel gruppo si segnala la marcia indietro della Lega. “Sembra che Lei non abbia né la volontà né la maggioranza per produrre quel cambiamento radicale che l’Europa sta chiedendo”, dice Marco Zanni. “Non crediamo che lei possa rappresentare il cambiamento che è necessario”.
Il ‘no’ leghista, se sarà, sconfessa il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in seno al Consiglio europeo, dove si è impegnato a sostenere von der Leyen. Non solo. Il ‘no’ della Lega apre un nuovo fronte di crisi con i colleghi di governo del Movimento 5 Stelle, che invece si sosterranno, ha annunciato Tiziana Beghin, la candidata designata.
Ho apprezzato il discorso della candidata Presidente della Commissione @vonderleyen. I temi economici, sociali, ambientali evocati così come la lotta ai traffici illeciti lasciano sperare in una Europa finalmente più capace di avere cura del suo futuro e dei bisogni dei cittadini
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) July 16, 2019
Ma nel complesso Verdi, GUE, ECR, ID sono contrari. Solo PPE e RE sono a favore. I numeri non sembrano essere ampli. Conterà, eccome, il voto dei socialisti, oggi veri arbitri della partita. Potrebbero non votare in blocco, col risultato di offrire una maggioranza risicata alla candidata designata.
A credere nell’elezione di von der Leyen è però l’esperto segretario generale della commissione, il tedesco Martin Selmayr, che fu anche capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker. Ieri sera, in una cena con il suo staff, ha annunciato che la prossima settimana lascerà il posto: due tedeschi al vertice della Commissione non ci possono stare. E’ una regola non scritta, e sembra che la candidata abbia detto che intende rispettarla.