Bruxelles – Anche un ergastolano ha diritto alla speranza. Questa è la presa di posizione finale della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) che respinge il ricorso del governo italiano contro la sentenza che già lo scorso giugno rifiutava la formula “fine pena mai”. Il provvedimento giuridico implicava l’ergastolo “duro” ai mafiosi, privando i detenuti di semi libertà e permessi fino a fine vita. Per l’organo del Consiglio d’Europa il provvedimento viola la tutela dei diritti umani, che concedono al carcerato un’ultima opportunità di potersi redimere, tralasciando la gravità del delitto.
Questa chance non fu inizialmente concessa al boss mafioso Marcello Viola, condannato a 4 ergastoli per pluriomicidio, sequestro di persona e detenzione di armi. In questi casi, l’ordinamento penitenziario italiano prevede l’ergastolo duro, o anche definito “ostativo”, in cui la privazione di ogni beneficio impedisce che il mafioso resti affiliato alla rispettiva famiglia criminale. Solamente nel caso in cui il detenuto collaborerà con la giustizia potrà nuovamente gioire di alcuni permessi all’interno del carcere. Il ricorso prevedeva che l’episodio fosse posto a giudizio dal CEDU, dal momento che l’organo del consiglio d’Europa affronta i casi giudiziari, i cui espedienti, possono avere delle ripercussioni in tutti i paesi membri dell’Unione Europea. . Per il governo italiano, il caso “Viola” rispecchiava la circostanza; le mafie, come attività terroristiche e la pedopornografia sono minacce che non solo destabilizzano il paese, ma possono avere conseguenze negative al di fuori dei confini nazionali. Per citare un esempio che seguì simili pratiche, possiamo fare riferimento alla questione che coinvolse Berlusconi e la legge Severnini, in merito all’eleggibilità di un eurodeputato sotto accusa.
Il caso si chiude a sfavore dell’Italia, per il CEDU le motivazioni a sostegno del ricorso non sono state esaurienti. L’ergastolo ostativo va contro il terzo articolo della convenzione che vieta ogni forma di tortura e concede al detenuto di compiere un percorso rieducativo.D’altro canto, l’appello italiano ha prodotto un effetto domino, l’organo di giustizia del Consiglio d’Europa dovrà prepararsi ad accogliere altri 24 ricorsi di condannati che lamentano condizioni disumane e mancanza di adeguati permessi.
Il dibattito sulla giustificabilità dell’ergastolo ha sempre diviso sia il mondo politico che giudiziario, differenziando tra chi sostiene un carcere “più umano” e chi invece non ha alcuna pietà per chi strappa altre vite, soprattutto se si parla di crimini mafiosi. “Non condividiamo nella maniera più assoluta questa decisione della CEDU, ne prendiamo atto e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo italiano e di una scelta che lo stato ha fatto tanti anni fa: una persona può accedere ai benefici a condizione che collabori con la giustizia” le parole del ministro per la giustizia italiano, Alfonso Bonafede in linea con il pensiero del connazionale ministro degli esteri, Luigi Di Maio.