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Home » Economia » Bei verso la decarbonizzazione: domani nuovo voto nel CdA sugli investimenti green

Bei verso la decarbonizzazione: domani nuovo voto nel CdA sugli investimenti green

La Banca europea per gli investimenti deciderà domani sullo stop entro la fine del 2020 ai finanziamenti per progetti legati a combustibili fossili

Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
13 Novembre 2019
in Economia
Werner Hoyer

Werner Hoyer

Bruxelles – La Banca europea degli investimenti (Bei) intende investire oltre 1 trilione di dollari in progetti sostenibili nei prossimi dieci anni, dal 2021 al 2030. “Un piano ambizioso” sostiene il presidente, Werner Hoyer, parlando a Lussemburgo in un incontro con la stampa “ma siamo ottimisti che riusciremo a concretizzarlo”.

La Bei aveva già annunciato di voler dare una robusta spinta agli investimenti green per il raggiungimento degli obiettivi previsti dagli accordi di Parigi, puntando allo stop a prestiti per progetti energetici alimentati da combustibili fossili entro la fine del 2020: estrazione di idrocarburi, carbone ma anche rigassificatori e gasdotti. Ma la “transizione verde” della Banca europea non ha ancora trovato la piena convergenza del consiglio di amministrazione, composto da un rappresentante per ciascuno stato membro dell’UE, che si riunirà domani nuovamente, a distanza di un mese (l’ultima riunione si è svolta il 15 ottobre), per prendere la decisione finale sulla nuova policy della Bei più conforme e allineata con l’accordo di Parigi.

È il gas naturale a rappresentare il nodo principale su cui alcuni paesi non si trovano d’accordo e sembrano intenzionati a ritardare la decisione: il gas, tra tutti gli altri combustibili, è stato considerato negli ultimi anni importante per la transizione energetica sia nazionale che europea. Germania e Polonia i paesi che ancora non sembrano volerne fare a meno. Il presidente Hoyer ha però assicurato che nel processo verso la completa decarbonizzazione, la Bei rimarrà a fianco dei paesi che ancora dipendono in larga misura dalle fonti fossili.

La proposta della Bei sulla sua nuova policy continua a rimanere “ambiziosa”, spiega Hoyer. All’Ecofin di venerdì 8 novembre “se ne è parlato poco” rivela il presidente, spiegando che i paesi dell’Unione restano “divisi” sulla questione e che la decisione deve ancora essere presa. Non è detto, quindi, che dalla riunione di domani uscirà un verdetto unanime.

Già nel 2015, quando l’accordo di Parigi è stato sottoscritto, la Bei si era prefissata di rivolgere entro il 2020 almeno il 25 per centro dei propri finanziamenti in azioni per il clima. Al 2018 le risorse investite in progetti legati alla lotta ai cambiamenti climatici raggiungono in effetti già il 29 per cento dei finanziamenti totali con 15,15 miliardi di euro complessivamente destinati all’ambiente. Ma la Bei guarda ancora oltre e punta a raggiungere il 50 per cento delle risorse investite in progetti di contrasto ai cambiamenti climatici entro il 2025.

L’idea di una riconversione della Banca europea degli investimenti in una “Banca per il clima” per finanziare la transizione verde era stata menzionata anche dalla presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che nel suo discorso di presentazione a Strasburgo aveva ricordato agli eurodeputati l’urgenza di un accordo per garantire la neutralità climatica del vecchio continente entro il 2050.

Dopo la Spagna, l’Italia è il paese che maggiormente ha usufruito dei finanziamenti della Bei nel 2018, per 8,5 miliardi. E lo stop ai combustibili fossili potrebbe avere ripercussioni anche in Italia: tra i progetti approvati lo scorso anno e ancora da finanziare figura anche la realizzazione del Tap (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto transadriatico che rappresenta la parte occidentale del corridoio meridionale del gas dal confine greco/turco all’Italia, passando per l’Albania. Secondo la bozza circolata nelle scorse settimane, la nuova policy della Banca prevede che l’impiego di gas diminuisca del 20 per cento al 2030 e dal 70 per cento all’85 per cento entro la fine del 2050. Gli accordi di Parigi prevedono che entro il 2030 il 32 per cento dell’energia prodotta nel continente europeo sia derivata da fonti rinnovabili.

“Il Movimento 5 Stelle chiede ai rappresentanti degli Stati membri di non tirarsi nuovamente indietro. Il board dei direttori della Banca europea degli investimenti, che si riunisce domani, deve mettere una pietra tombale sui finanziamenti a progetti legati alle fonti fossili”. Lo afferma in una nota Piernicola Pedicini, eurodeputato del Movimento 5 Stelle. “Dobbiamo guardare al futuro, se la priorità dell’UE è davvero quella di realizzare un Green New Deal -aggiunge il parlamentare -, l’istituto di credito che la rappresenta non può permettersi mezze misure”.

Tags: accordi di Parigibeicambiameti climaticieuropean investment bankPiernicola PedicinisostenibilitàWerner Hoyer

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