Bruxelles – “L’accordo di principio” raggiunto ieri in tarda notte dall’Eurogruppo sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES) permette all’Italia di “tenere conto delle prerogative del Parlamento italiano, difendendo gli interessi nazionali su vari temi oggetto del negoziato, ma senza incorrere nell’isolamento del paese e senza minarne la credibilità in Europa”. È “soddisfatto” il ministro italiano dell’Economia Roberto Gualtieri del vertice tra i 19 ministri delle finanze dell’Eurozona che definisce, prima di lasciare Bruxelles e tornare in Italia, un “passaggio complesso e delicato”.
Sulla riforma del Mes è stato raggiunto un accordo che deve ancora essere finalizzato, dunque non concluso, e che resta soggetto alla conclusione delle procedure nazionali, dovendo passare attraverso la ratifica individuale degli stati membri. È fiducioso il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, del fatto che “saremo in grado di firmare questa modifica del trattato nel primo trimestre del prossimo anno, che era la nostra aspettativa iniziale. E nel corso del 2020, i paesi dovrebbero procedere con le ratifiche nazionali” spiega in conferenza stampa.
Restano in sospeso alcuni punti di natura giuridica, su cui serviranno ulteriori chiarimenti prima di chiudere questo l’accordo. Entrando ai lavori dell’Eurogruppo, ieri Centeno aveva invece escluso che potessero esserci modifiche al testo di riforma già concordato a giugno dai 19 ministri delle finanze dell’UE. “Non c’è ragione per modificare il testo”, aveva affermato da Bruxelles, sottolineando che l’accordo in sostanza era stato raggiunto e che rimaneva da definire solo una serie di “questioni tecniche”. Aspetti tecnici, ma non poco rilevanti, e su cui Gualtieri è sembrato contento di aver raggiunto un punto di incontro con gli altri ministri e un compromesso per l’Italia: “Tra gli interessi nazionali, sostiene, va annoverato anche il fatto che il Mes “continui a svolgere il fondamentale strumento di garanzia della stabilità della zona euro”.
Tra i compromessi raggiunti ieri, positivi – a detta del ministro – per l’Italia, c’è l’esclusione dell’ipotesi di una “condizionalità” nell’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità come “backstop” (dispositivi di sicurezza, ndr) per il fondo di risoluzione: “Il fatto che il MES diventi uno strumento di mutualizzazione delle risorse senza condizioni a sostegno della stabilità finanziaria è positivo” argomenta Gualtieri, ritenendo che “un conto è un backstop che agisce automaticamente nel momento in cui il fondo di risoluzione ha bisogno di sostegno finanziario e un altro conto è un sostegno condizionato che diventa in molto simile a un programma” spiega.
Altro elemento positivo per gli interessi nazionali era evitare che venissero assunte decisioni circa la modifica del trattamento prudenziale dei titoli di stato inserita nella ‘roadmap’ sull’Unione bancaria “che ho considerato la cosa più rilevante per l’Italia, in quanto la modifica avrebbe avuto un effetto negativo sulla stabilità finanziaria ma anche sulla competitività del nostro sistema finanziario” dice Gualtieri. Infine, rivela il ministro, nel corso dei lavori l’Italia ha voluto rilanciare e proseguire il negoziato sull’Edis, ovvero una garanzia comune europea dei deposti bancari, considerata dal titolare del Mef “un tassello fondamentale per il completamento dell’unione bancaria” a livello europeo, su cui ancora c’è molto lavoro da fare.
Ma la finalizzazione dell’accordo attende soprattutto la chiarificazione di un aspetto importante che riguarda lo status giuridico sulle famose Cacs, le clausole di azione collettiva, sulle quali il dibattito è rimandato al prossimo Eurogruppo di gennaio. Non è chiaro ancora se le clausole saranno inserite con un documento allegato al testo di riforma oppure all’interno del trattato stesso.
Su questo, il ministro italiano rivendica inoltre per il paese l’importanza di aver ottenuto una “sub-aggregazione dei titoli di stato”, ovvero una clausola che consente “un’opportuna flessibilità per l’emittente dei titoli di stato” nei casi eventuali in cui un paese dovesse trovarsi a ristrutturare il debito. “La sub-aggregazione dei titoli” spiegava a tarda notte Gualtieri uscendo dall’Eurogruppo “è un meccanismo che rende le single limb cacs (le clausole di azioni collettive) più simili alle double limb, un meccanismo intermedio, una cosa molto tecnica, ma che per l’Italia era importante e che sarà esplicitamente menzionato nelle conclusioni di Centeno” che saranno pubblicate nella serata di oggi. Il lavoro aggiuntivo su questi aspetti tecnici della riforma del MES è una delle cause principali dello slittamento a inizio 2020 della firma sul nuovo trattato.
Il ministro interviene poi, parlando in conferenza stampa, anche sulla polemica politica in atto nelle ultime settimane in Italia, ridimensionando le polemiche sul Mes ad una semplice “variante dell’opposizione della Lega alla permanenza dell’Italia nell’euro”. Esclude poi che la questione possa far traballare la stabilità della maggioranza in Italia. Quanto ai prossimi passi rivela che “ci sarà una risoluzione non esclusiva sul MES ma più ampia su tutti i temi di politica europea” su cui le due Camere si dovranno pronunciare, ma Gualtieri è “fiducioso che si esprimerà la linea di una maggioranza politica di stampo europeista”.