Bruxelles – Sulla Libia i vertici dell’Unione europea lavorano a una mediazione, che per ora è ancora lontana. E a tal fine l’UE è pronta a mobilitare “gli strumenti e le risorse necessarie” per arrivare ad un cessate il fuoco sostenibile e accompagnare il processo politico. È quanto assicura l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Josep Borrell, al termine di un colloquio con il primo ministro libico Fayaz al-Sarraj, oggi a Bruxelles per incontrare i vertici delle istituzioni europee David Sassoli e Charles Michel (assente solo von der Leyen, impegnata a Londra).
Un incontro con i leader europei che Sarraj ha definito “molto produttivo” ma che si chiude ancora una volta con tante dichiarazioni ma con un nulla di fatto. L’Unione europea continua a chiedere il cessate il fuoco immediato e la ripresa dei negoziati, escludendo operazioni militari. Una soluzione militare alla crisi libica non esiste, ribadisce Charles Michel sottolineando che l’Unione europea “intensificherà gli sforzi” nel tentativo di individuare una soluzione pacifica e politica. La palla è però ora nelle mani degli stessi libici, sostiene Michel, che “dovrebbero essere al centro della definizione del loro futuro”. In questo senso Bruxelles fa un passo indietro su una questione che va risolta in primis sul piano nazionale. Anche oggi, tutti e tre i leader europei, Michel, Sassoli e Borrell, hanno condannato le numerose ingerenze esterne (il riferimento è alla Turchia e alla Russia) che aggravano solo le tensioni. L’invito del premier libico alla comunità internazionale è invece quello di “assumersi la propria responsabilità per terminare questa sofferenza”.
Anche da Sassoli arriva lo stesso monito: una soluzione alla crisi non va cercata nel conflitto militare “ma passa solo attraverso un processo politico inclusivo di tutte le componenti del paese, sotto l’egida delle Nazioni Unite e senza alcuna ingerenza esterna”. “L’UE – aggiunge – è pronta a fare la sua parte nel favorire il dialogo fra tutti i principali attori”.
Per adesso la linea di Bruxelles è la stessa dell’Onu, che esorta all’apertura di un dialogo politico autentico per tamponare la crisi e promuovere una conferenza a Berlino per discutere con tutti gli attori in campo cosa fare. Della conferenza – che doveva tenersi già alla fine di dicembre ma che è stata spostata a fine gennaio – per ora non c’è traccia e nonostante l’escalation in corso, la data non è stata ancora fissata. E al momento Bruxelles non sembra voler battere i pugni per far valere le proprie ragioni della diplomazia, mentre è messa alla prova contemporaneamente dalle tensioni in Libia e in Iraq e mentre sono in molti a sottolinearne la sostanziale inazione.