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Home » Economia » La Commissione UE alla caccia di strumenti per finanziare il Green Deal

La Commissione UE alla caccia di strumenti per finanziare il Green Deal

Il commissario responsabile per il mercato interno, Thierry Breton, suggerisce l'idea di emettere obbligazioni a lungo termine per sbloccare nuove risorse. Il digitale, sottolinea, sarà indispensabile per raggiungere il target del 55 per cento di riduzione delle emissioni entro il 2030

Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
3 Febbraio 2020
in Economia, enindustry
Thierry Breton

Thierry Breton

Bruxelles – La Commissione europea sta lavorando ad alcuni strumenti per rendere gli investimenti molto più ambiziosi sul Green Deal, utilizzando delle obbligazioni a lungo termine per avere un tasso di interesse pari a zero o addirittura in negativo. Si tratta di strumenti finalizzati a far leva e creare ulteriori investimenti per accompagnare la transizione verde del continente europeo verso la neutralità climatica entro il 2050. Il piano dell’esecutivo europeo è annunciato dal commissario responsabile per il mercato interno, Thierry Breton, in audizione di fronte alla Commissione ENVI (Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare) per tratteggiare le linee della prossima strategia industriale dell’Unione europea, che vedrà la luce, presumibilmente, entro la fine dell’anno.

Combinare sviluppo industriale, creazione di posti di lavoro e tutela dell’ambiente, per rendere Bruxelles la prima potenza verde al mondo e ottenere una leadership nella tecnologia green è l’obiettivo di questa strategia. Il patto verde dell’Europa, ricorda il commissario, non è solo una strategia ambientale, ma è anche una strategia industriale, tecnologica e legislativa. Rendere l’Europa leader nelle tecnologie sostenibili implica un cambiamento di paradigma e di mentalità: servirà ripensare un nuovo modello di crescita in Europa.

Il commissario per il mercato interno, Thierry Breton, in audizione in Commissione ENVI.

Si tratta in effetti di una transizione profonda. Tanto è vero, ricorda Breton, che è stato indicato il 2050 come termine di riferimento per raggiungere la neutralità climatica un po’ perché è una data simbolica (metà secolo) un po’ perché è una transizione industriale talmente profonda da necessitare di un’intera generazione, 25 anni, per vederla realizzata. “Saranno mobilitati tutti i settori che avranno un ruolo di primo piano e bisognerà cambiare in profondità metodi e approcci alle difficoltà”. La strategia industriale delineata dal commissario passa attraverso il passaggio da un’economia del possesso a quella della condivisione; mira a un’economia di beni e servizi condivisi; e soprattutto intende finalizzare il passaggio da un modello lineare a uno circolare di economia.

In particolare su questo ultimo aspetto si sofferma il commissario: occorre più circolarità in tutti i settori industriali e una produzione sempre più orientata verso la durabilità dei prodotti. “Un nuovo piano di azione per l’economia circolare – rivela Breton – è in preparazione e rientrerà nel quadro della politica industriale alla quale stiamo lavorando”. Il piano per l’economia circolare riguarderà il ciclo di vita dei rifiuti fino alla trasformazione di questi in nuovi prodotti.

“Bisogna puntare sulle tecnologie che consentano all’Ue di affrontare la transizione industriale” sottolinea Breton, rivelando l’intenzione del collegio dei commissari di “rivedere le regole della concorrenza per adeguarle alle realtà nuove del digitale, geostrategiche e nostre ambizioni verdi”. Di questo, dice, parlerà con la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. Sul Green Deal europeo aleggiano ancora molti interrogativi su dove trovare i finanziamenti e sulla concorrenza: “Molte nostre imprese temono di essere svantaggiate da questa nostra ambizione sul piano della competitività”.

Il digitale, infine, avrà un ruolo sempre più di primo piano e andrà impiegato per accelerare la transizione verde dell’UE. Gli esperti, cita Breton, pensano che il digitale possa contribuire alla riduzione del 15 per cento (un terzo) delle emissioni per raggiungere il target fissato al 2030 (ovvero, una riduzione del 55 per cento delle emissione).

Tags: commissione enviconcorrenzadigitalegreen dealmercato internothierry breton

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