Bruxelles – I lavoratori in due terzi degli Stati membri dell’UE stanno ricevendo una quota inferiore del PIL del loro paese rispetto a quando erano all’inizio del decennio. La media è di meno 0,8, per cento nell’Area Euro e di meno 0,7 nell’UE a 27.
Lo spiegano le statistiche della Commissione europea, che mostrano come la quota salariale della ricchezza prodotta – un indicatore chiave della disuguaglianza – è diminuita in 18 Stati membri tra il 2010 e il 2019.
L’Irlanda ha visto il più grande calo della percentuale del PIL erogato in salari al 19% *, davanti a Croazia (11), Cipro (6), Portogallo (5) e Malta (5).
La Confederazione europea dei Sindacati (CES) sta mettendo in luce queste cifre, che mostrano che i lavoratori stanno ricevendo una quota minore della prosperità economica che aiutano a creare, durante la consultazione avviata dalla Commissione europea su salari minimi equi.
Secondo la vice segretaria generale della CES, Esther Lynch, “Ursula von der Leyen ha promesso che la nuova Commissione europea creerà una ‘economia che lavora per le persone’, un lodevole obiettivo che sosteniamo pienamente. Ma i dati della Commissione mostrano che le persone nella maggior parte degli Stati membri stanno ricevendo una quota minore della ricchezza, che lavorano duramente per generare, di quanto non fosse all’inizio del decennio”.
Secondo Lynch “von der Leyen, per mantenere il suo impegno, dovrà presentare proposte che cambino la situazione e che aumentino i salari in tutta Europa. Aumentare i salari minimi obbligatori nei paesi in cui esistono sarebbe un inizio, ma i lavoratori hanno anche bisogno del diritto di aderire a un sindacato e contrattare collettivamente per ottenere una quota veramente equa”.
* Sono state sollevate questioni di stima sul valore dei dati del PIL irlandese a causa delle attività nel paese di numerose grandi multinazionali, anche a fini di pianificazione fiscale.